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01/09/2019

Il neocorporativismo al ribasso di Landini

Il neocorporativismo ha origine nel corporativismo della Carta del Lavoro fascista del 1927. Fu poi ripreso nel dopoguerra dal Giappone occupato dagli americani, che imposero il sindacalismo “giallo” (il modello dell’Afl-Cio).
Il neocorporativismo italiano ha origine nella metà degli anni '70, quando Berlinguer impose ai lavoratori l’austerità.

La proposta di Landini si basa sulla fiscalizzazione degli aumenti contrattuali. Sono in scadenza contratti per milioni di lavoratori. Con questa proposta Confindustria giocherebbe al ribasso tanto, grazie allo Stato, al lavoratore andrebbe tutto in netto (ma si ritroverebbe con molti servizi in meno – dalla sanità alla scuola – a causa delle minori entrate fiscali).

Un’altra proposta di Landini è invitare il nuovo governo a puntare sulla formazione (non sull’istruzione), dove i confederali la fanno da padroni fin dagli accordi corporativi del 1993, che diedero il sistema della formazione proprio a loro.

Su La Stampa, seraficamente, Carlo Cottarelli, possibile ministro dell’economia (sarebbe un autentico suicidio per i grillini) afferma che “prima di redistribuire occorre creare reddito”. Forse Landini e Cottarelli non sanno che, secondo Eurostat, nel manifatturiero italiano vi è stato nel periodo 2015-2018 un aumento della produttività del lavoro del 9,1%, superiore al 7,1% tedesco.

O fanno finta di non sapere.

Comunque, con questo “nuovo” governo gli avvoltoi ripresenteranno il conto.

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