di Alessandro Iacuelli
Legambiente
ha presentato, come ogni anno, i dati del rapporto Ecomafia 2015. Dopo
qualche anno di presenza costante su tutto il territorio nazionale, da
questo nuovo rapporto si evince che nel corso del 2014 si è registrata
una nuova impennata verso l'alto delle attività, e dei guadagni, delle
mafie nel settore ambientale.
Il "fatturato" in nero dei clan nel 2014 ha raggiunto i 22 miliardi
di euro; si tratta del valore più alto dopo il picco del 2007, con un
aumento di ben 7 miliardi di euro rispetto al 2013.
Sul piano giudiziario, i dati fanno rabbrividire: 29.293 reati
accertati in campo ambientale, circa 80 al giorno, poco meno di quattro
ogni ora. Si tratta naturalmente di una punta d'iceberg: mancano
all'appello tutti i reati commessi ma non accertati. Una situazione
esplosiva che mette a repentaglio il futuro stesso del nostro Paese.
A
registrare l'impennata più alta è soprattutto il giro d'affari del
settore agroalimentare e della pericolosa infiltrazione mafiosa che si
registra in tutto il ciclo produttivo, di distribuzione e vendita. In
crescita anche il business dell'archeomafia, sono infatti ben pochi i
beni archeologici recuperati, i falsi sequestrati e i sequestri
effettuati: nel 2014 con 500 milioni di euro di guadagni illeciti,
l'archeomafia vede più che raddoppiata la sua presenza sul mercato nero.
L'unico
calo si registra sul fronte dell'abusivismo edilizio, che risente della
contrazione del numero dei nuovi immobili costruiti abusivamente (circa
18mila secondo le stime più recenti, a fronte delle 26mila del 2013) e
si riduce a 1,1 miliardi (nel 2013 era di 1,7 miliardi).
C'è una
seconda novità, nel rapporto Ecomafia 2015. Per la prima volta, la
Campania perde il primato storico nella presenza ecomafiosa in tutte le
sue attività. E' ora la Puglia la prima nella classifica delle
illegalità ambientali in Italia. In realtà, è molto probabile che la
Puglia avesse questo primato già da qualche anno, soprattutto grazie
alla sua posizione strategica nel basso Adriatico, che la rende il
fulcro di quasi tutti i traffici transfrontalieri: dai rifiuti tossici,
ai beni archeologici, passando per gli animali esotici, proprio come
nella prima metà degli anni '90 era al centro del traffico di sigarette
di contrabbando.
Nessuno se ne era ancora accorto, però, e la
Puglia si scopre protagonista delle attività delle ecomafie solo perché
nel 2014 c'è stato un capillare lavoro di monitoraggio e controllo
svolto in tutta la regione dalle forze dell’ordine, in particolare dal
Corpo Forestale dello Stato, dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri,
coordinate operativamente da diversi anni grazie a un Accordo Quadro
promosso e finanziato dalla Regione e che si avvale delle competenze
scientifiche di CNR e ARPA Puglia.
Sono
4.499 le infrazioni accertate in Puglia, pari al 15,4% di quelle
accertate su tutto il territorio nazionale. Record anche per numero di
persone denunciate, 4.159, e di sequestri effettuati, 2.469; 5 le
persone arrestate. Nella classifica provinciale dell’illegalità
ambientale nel 2014, Bari si piazza al primo posto con 2.519 infrazioni
accertate, l’8,6% su scala nazionale, scavalcando Napoli. Segue nella
classifica la provincia di Foggia con 802 infrazioni accertate.
C'è
anche un altro settore strategico, assolutamente da non tralasciare,
circa gli interessi delle ecomafie: gli investimenti a rischio; qui si
registra un'impennata degli appalti pubblici nel settore ambientale
infiltrati dalle mafie, soprattutto nell'ambito delle bonifiche e dei
rifiuti speciali, stimati per il 2014 in 7,9 miliardi di euro, mentre
rimangono stabili intorno al miliardo gli appalti a rischio per la
gestione dei rifiuti urbani. Sommando i fatturati dell'ecomafia dal 1992
a oggi si superano abbondantemente i 340 miliardi.
La fotografia
di Legambiente è completata da altre novità: cresce di quattro volte la
superfice boschiva percorsa dagli incendi, nonostante una stagione
molto umida, mentre si assiste alla drastica riduzione degli illeciti
nel traffico internazionale dei rifiuti.
Le indagini, inoltre, confermano che i traffici illeciti dei rifiuti
urbani fioriscono dove il sistema di raccolta rispecchia i modelli
antiquati dell'indifferenziato e della discarica, mentre per i rifiuti
speciali è la collusione tra imprese ed ecomafie, con la mediazione dei
colletti bianchi, a garantire gli affari illegali.
E' di sicuro
un bilancio pesante, quello sui crimini contro l'ambiente registrato nel
corso del 2014. Le ecomafie, nonostante il primato della Puglia,
seguita a ruota da Campania e Calabria, non sono più, da anni, una
prerogativa del Sud Italia. Ad esempio, è allarmante il bilancio
ambientale del Piemonte, che ha chiuso il 2014 con 469 infrazioni, 631
denunce, 2 arresti e 106 sequestri. L'ennesima prova del radicamento
degli interessi mafiosi nell'economia delle regioni del Nord.
Secondo
gli autori del rapporto, un'attenzione particolare va posta al ruolo
delle grandi opere, come Tav e Terzo Valico, e alle possibilità
d'infiltrazione mafiosa. Per Legambiente è necessario intensificare i
controlli sui cantieri delle opere pubbliche, attraverso la costruzione
di commissioni di controllo specifiche che "abbiano i poteri per
vigilare sulle gestione degli appalti e sulla realizzazione dei lavori,
ma anche riducendo, ripensando e valutando bene l'elenco delle opere
strategiche per la collettività".
Fondamentale, per l’associazione, è vietare i subappalti nei
cantieri e abolire l'anomalo istituto del general contractor per evitare
che la direzione lavori sia in carico alla stessa stazione appaltante”
In
conclusione come ha dichiarato Fabio Dovana, presidente di Legambiente
Piemonte e Valle d'Aosta, "è preoccupante verificare che, nonostante la
crisi, le ecomafie non subiscano flessioni". Nonostante la recente
introduzione, dopo 21 anni di battaglie, degli ecoreati nel codice
penale.
In risposta a questo nuovo strumento di controllo e
repressione, le mafie hanno alzato il tiro, dopo qualche anno di
stabilità, uscendo dai tradizionali settori ambientali come edilizia e
rifiuti speciali, e invadendo l'agricoltura ed il settore alimentare,
giungendo così fino nei nostri piatti. Segno che la battaglia di verità,
legalità, giustizia, ha ora un nuovo fronte su cui combattere.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento