La prima sarebbe corrotta, al soldo degli oligarchi e, dunque, per assioma, diretta emanazione del Cremlino; i secondi non avrebbero fatto altro che tentare di arrestare tale malefica influenza russa ai confini con l'Ungheria, ora che stanno mordendo il freno in attesa di riprendere le stragi di civili nel Donbass. L'accordo è stato raggiunto a Washington, dove Jatsenjuk si è di nuovo recato – c'era stato nemmeno un mese fa e a Kiev era scoppiata la polemica per le decine di migliaia di dollari da lui spesi nel solo servizio di PR – con la mano tesa; se non riceverà i dollari, quantomeno gli verrà data qualche raccomandazione sulla politica interna; che, quella estera, non è di competenza locale.
Gli avvenimenti legati alla sparatoria di Pravyj sektor, continua Bezpalko, rimandano piuttosto alla disputa tra Porošenko e Nalivajčenko per il controllo sull'esportazione di petrolio e gas:
Che nei fatti di Mukačevo abbia avuto buona parte, accanto a motivazioni più attinenti le lotte di cordata politico-oligarchiche centrali, anche la lotta per il controllo – e non per il suo estirpamento – del contrabbando sembra ormai accettato dalla maggior parte degli osservatori. Tanto più che l'originale posizione geografica della zona, l'ha resa da sempre abbastanza slegata da Kiev e le “famiglie” locali non hanno accettato l'intrusione degli armati venuti da fuori, volessero questi ultimi spartirsi il bottino o frenare il contrabbando. Contrabbando che, per limitarsi al solo traffico delle sigarette, alcune fonti oggi valutavano in questi termini: un carico di “bionde” spedito dall'Ucraina all'Italia (toh!) dà 470mila euro puliti (considerate cioè anche le mazzette alle frontiere) e dall'Ucraina partirebbero da 3 a 5 carichi a settimana. Pravyj sektor vorrà anche lottare contro la corruzione, ma si deve pur attrezzare per pagare i suoi uomini e rifornirsi di armi, oltre quelle che Varsavia e Washington inviano tanto sollecitamente.
Comunque, che il contrabbando e la corruzione c'entrino solo parzialmente, lo dicono anche questi fatti: Mikhail Lanjo, il principale “accusato” da parte di Pravyj sektor per il contrabbando in Transcarpazia, fa parte della frazione parlamentare “Volontà del popolo”, capeggiata da Igor Eremeev, proprietario del gruppo industriale “Kontinuum”, in affari con la cerchia di Porošenko e in contrasto con l'altro oligarca Igor Kolomojskij. Alla Rada, il vice presidente della frazione “Blocco Porošenko”, Aleksej Gončarenko si è opposto alla costituzione di una commissione d'inchiesta sui fatti di Mukačevo, come richiesto da altre forze e, a differenza dei sostenitori di Jatsenjuk, accusa di tutto Pravyj sektor
Come che sia, le azioni e le dichiarazione di Pravyj sektor sono chiare:
E, al di là della contrapposizione armata tra cordate oligarco-politiche, balzata in primo piano coi fatti di Mukačevo, alcuni osservatori mettono in rilievo anche la non remota possibilità della nascita di una Repubblica popolare transcarpatica, con la partecipazione di Pravyj sektor. Secondo il colonnello-generale ucraino Vladimir Ruban, citato oggi da Novorossija,
E se fuori dall'Ucraina si comincia a parlare di Pravyj sektor e dei battaglioni “volontari” - il cui “romanticismo” ci è stato inoculato anche dalla nostra stampa di regime - come di un Frankenstein creato a Washington e Bruxelles e che ora non si riesce a fermare, c'è da chiedersi se veramente si intenda fermare il mostro, che può risultare utile per perfezionare le lotte intestine all'entourage golpista. In fondo, la “infamia di fronte al mondo” che teme Gončarenko, non preoccupa così tanto a Ovest, dove l'Ucraina non è che un mezzo a proprio uso e consumo. Hanno voglia, oggi, i deputati della Rada, di prendersi a pugni e di gridare che, a causa
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