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06/09/2018

I poteri forti hanno scelto Salvini


Se il sistema mediatico non fosse quello che è, l’incontro tra Tony Blair e Matteo Salvini sarebbe stata la notizia di apertura su cui discutere e far discutere per giorni. Siccome invece il sistema mediatico deve rispondere agli interessi dei suoi padroni, allora la notizia è stata quasi censurata.

Ma come, il leader della destra populista, che ha fatto le sue fortune urlando che la sinistra è contro il popolo e sta coi ricchi, incontra il più importante esponente della sinistra dei ricchi, si fa la foto sorridente con lui e in un post esprime compiacimento e riconoscimento del comune pragmatismo; e tutto questo non meriterebbe titoli da prima pagina ben più che gli scontati incontri con Orban? No, se chi guida i mass media ha da un lato interesse a che l’incontro si sia svolto, ma dall’altro che esso non offuschi l’immagine con la quale Salvini ha scalato il potere.

Tony Blair non è solo il principale esponente di quella terza via seguendo la quale la sinistra occidentale ed italiana si è suicidata, sull’altare della sudditanza al mercato e al profitto. Oggi Blair è un agente, molto concreto come ha scritto Salvini, lautamente retribuito, di quel sistema finanziario multinazionale che si ostina a voler comandare il mondo, anche se per fortuna con crescenti difficoltà.

Blair ha incontrato il ministro degli interni prima di tutto in quanto lobbista delle multinazionali che sostengono il TAP, il gasdotto che devasterebbe la Puglia e altre parti del nostro paese. Quella grande opera è stata voluta dal PD e ha il totale consenso della Lega, i due partiti sulle questioni economico sociali sono molto più vicini di quanto facciano credere.

Non avrà dunque avuto difficoltà Salvini a ribadire nell’incontro con il suo nuovo amico britannico che il TAP si farà, alla faccia dei poveri cinquestelle che in campagna elettorale si erano impegnati contro di esso. E naturalmente da quel consenso sugli affari ne saranno seguiti altri sulla politica e su tutto il resto. Quel mondo funziona così e Blair ha dei precedenti.

Anni fa aveva incontrato e benedetto Matteo Renzi, prima che questi divenisse presidente del consiglio. Allora l’ex premier britannico operava soprattutto come consigliere politico della Banca JP Morgan. Sì proprio quella banca che nel 2013 produsse quel documento contro le costituzioni antifasciste europee, che i malevoli dicono abbia ispirato la controriforma costituzionale di Renzi.

Blair da tempo lavora come cacciatore di teste politiche per conto dei poteri forti; e questo ruolo non solo gli dà potere e ricchezza, ma lo protegge anche dalla responsabilità di esser stato un criminale di guerra. Come capo del governo britannico, infatti, Blair è stato autore e complice di tutte le più sporche guerre che USA e NATO hanno scatenato. I milioni di profughi e disperati che soffrono e muoiono sulle coste del Mediterraneo, devono la loro sciagura anche a Tony Blair. Che per le sue guerre e per le menzogne con cui le ha giustificate, oggi rischia di essere processato in patria e all’estero. Immagino che consideri una possibile incriminazione una medaglia, come il suo interlocutore Salvini per il sequestro della nave Diciotti.

Un incontro tra un criminale lobbista delle multinazionali e un ministro non avviene mai per caso. Esso viene preparato prima e accuratamente dagli sherpa rispettivi e viene realizzato solo quando entrambi gli interlocutori sono sicuri che l’incontro possa servire ad entrambi. Quali sono allora gli interessi comuni di Blair e Salvini? Per capirlo basta dare uno sguardo alla grande stampa italiana.

Da diverse settimane sul Corriere della Sera gli editoriali si rivolgono direttamente al ministro degli interni e nella sostanza gli chiedono di mettere fine alle doppiezze del governo, in particolare su vincoli europei, grandi opere e privatizzazioni. E alla fine Salvini ha risposto. Quale migliore garanzia di continuare con grandi opere e privatizzazioni, che un incontro con il più importante rappresentante politico di esse in Europa? E sui vincoli dell’austerità UE il leader della Lega ex no euro è stato diretto ed esplicito: li rispetteremo, ha detto, e lo spread ha subito applaudito.

D’altra parte in questi mesi il ministro degli interni mica ha visto accrescere il suo consenso per pronunciamenti contro banche, finanza, multinazionali, alle quali, anzi, ha promesso ampi guadagni fiscali. Il consenso a Salvini è cresciuto non perché abbia aggredito i poteri forti dei ricchi, ma perché si è mostrato spietato con i più deboli, i poveri senza potere.

Come nel passato, la grande borghesia liberale prima disprezza la barbarie dei movimenti di estrema destra, ma poi si accorda con essi quando scopre che tutti i suoi interessi ne verranno garantiti. I conservatori, che assieme ai socialdemocratici hanno sinora guidato la UE, ovunque si stanno accordando con le destre xenofobe per conservare il potere. E in Ucraina sostengono addirittura un governo con ministri neonazisti.

Salvini non è più contro la UE perché la UE non è più contro di lui, la conservazione delle politiche economiche liberiste può ben accordarsi con politiche autoritarie e violente contro i migranti e contro ogni dissenso sociale. Chi oggi pensa di contrapporre la UE a Salvini è un illuso o un imbecille, e dovrebbe passare delle giornate a guardare la foto del leader leghista e di Blair sorridenti e soddisfatti.

Mentre la magistratura sequestra i fondi della vecchia Lega di Bossi, i poteri forti hanno scelto quella nuova di Salvini, che ha promesso loro che continuerà a fare ciò che ha sempre fatto: essere forte coi deboli e debole coi forti. C’è solo da sperare che la benedizione di Blair, che poi ha portato Renzi alla rovina, alla fine abbia gli stessi effetti sul ministro degli interni. C’è da sperare e da darsi da fare affinché questo accada.

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