L’ECONOMISTA DELL’UNIVERSITA’ DEL SANNIO DICE NO ALLA PROPOSTA DEL SINDACO DI BENEVENTO
di Gianni Colucci (Il Mattino, 30 marzo 2013)
“In questi giorni mi è stata attribuita l’appartenenza a ‘scuole’ di
cui non conoscevo nemmeno l’esistenza. Eppure la mia opinione sulle
difficoltà finanziarie in cui versano tanti enti locali, soprattutto al
Sud, è un po’ diversa da quelle che oggi vanno per la maggiore. A mio
avviso, le difficoltà di fronte alle quali ci troviamo sono di carattere
sistemico. Non credo quindi che esista un taumaturgo capace di mettersi
a tavolino e risolvere i problemi di bilancio degli enti.”
L’economista Emiliano Brancaccio respinge con cortesia la
proposta del sindaco Fausto Pepe, di nominarlo assessore al bilancio del
comune di Benevento. Quarantuno anni, ricercatore e docente di Economia
politica all’Università del Sannio, Brancaccio vanta un curriculum di
prestigio, con articoli pubblicati ai massimi livelli del panorama
editoriale internazionale, dal Cambridge Journal of Economics al
Financial Times. Ma non crede alla moda dei “tecnici” prestati alla
politica:
“La proposta del sindaco mi onora. Mi considero un figlio adottivo
della città di Benevento, alla quale da oltre un decennio rendo servizio
con un costante impegno didattico nei confronti dei miei studenti. Ma,
per rispetto verso i cittadini e verso le stesse autorità sannite, non
posso che ribadire una mia vecchia tesi: difficilmente il ricorso ai
cosiddetti ‘tecnici’ rappresenta una soluzione. Piuttosto, è il sintomo
di una crisi generale della rappresentanza politica, che ha radici
profonde”.
L’ex sindaco Pietrantonio afferma però che la scelta degli
assessori dovrebbe essere effettuata soprattutto sulla base delle
competenze.
“Indubbiamente la logica dell’attuale legge elettorale assegna al
sindaco un grande potere rispetto al consiglio comunale, e quindi
dovrebbe permettergli di scegliere gli assessori che ritiene più adatti
all’attuazione dell’indirizzo di governo. Ma sarebbe meglio che questa
scelta avvenisse all’inizio del mandato, possibilmente già nella fase
della campagna elettorale. E’ in quel momento che si dovrebbero mettere
in chiaro i rapporti con i partiti. Solo in tal modo i ‘tecnici’
diventerebbero realizzatori di un disegno politico chiaro e il più
possibile condiviso, e quindi godrebbero della necessaria legittimazione
democratica. Altrimenti si rischia di entrare nella tipica
contraddizione dei tecnocrati alla Monti: che governano senza preventivo
consenso. O peggio, che ratificano decisioni già confezionate. Non
credo che ciò sia consigliabile, a maggior ragione in una fase come
l’attuale, con enormi difficoltà di bilancio”.
Quindi dice no alla proposta di Pepe?
Dico no, grazie. E’ una decisione sofferta ma che ho preso in poche
ore, per permettere al sindaco di valutare subito altre opzioni.
Quali sono le cause della crisi dei bilanci? Chi sono i
responsabili dello stato di pre-dissesto in cui versa il comune di
Benevento?
“Benevento è solo uno dei tantissimi comuni in crisi, non rappresenta
un’eccezione. Dal 2008, gli enti locali hanno subito tagli colossali ai
trasferimenti, fino al quaranta percento. Le amministrazioni hanno
cercato di tamponare aumentando ulteriormente le previsioni di entrata,
ma si è trattato di mosse disperate. Alla fine i nodi vengono al
pettine. Attribuire quindi le difficoltà di bilancio a questa o a quella
amministrazione mi sembra semplicistico, il più delle volte
strumentale. La dialettica tra le forze politiche locali dovrebbe
maturare, sotto questo aspetto. Se i rappresentanti delle popolazioni
meridionali non sono accomunati dalla consapevolezza che la crisi dei
bilanci locali è causata principalmente da assurde politiche di
austerità imposte dall’alto, non ne usciremo. Faremo la fine dei polli
di Renzo, specie qui al Sud.”
Il decreto salva-comuni non aiuta le casse degli enti locali?
Non direi. Il decreto applica ai rapporti tra Stato ed enti locali
una ricetta di austerity che aggraverà la depressione dei redditi e che
dunque, alla fine dei conti, non permetterà di rimborsare i debiti. E’
una ricetta analoga a quella che sta distruggendo i rapporti tra
l’Unione europea e i paesi membri in difficoltà. Oltretutto le richieste
di “salvataggio” da parte degli enti locali sono state maggiori del
previsto: di conseguenza, le erogazioni che il governo farà ai singoli
comuni potrebbero rivelarsi molto inferiori al limite di 300 euro per
abitante fissato dal decreto.
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