È evidente quanto Matteo Salvini ci tenga ad essere considerato il
ministro dell’Interno più carogna del dopoguerra. In realtà, al
confronto con tanti dei suoi predecessori – Scelba, Andreotti, Tambroni,
Cossiga, lo stesso Minniti, allievo di Cossiga – Salvini è appena un
bulletto, la cui boria è resa ancora più grottesca dall’inefficacia.
Quasi tutti i migranti che ha cercato di respingere finora sono sbarcati
e rimasti in Italia. La sua Operazione Spiagge Sicure è stata
un fallimento avvilente. La promessa di abolire la legge Fornero al
primo Consiglio dei ministri non s’è realizzata neanche al dodicesimo.
Non solo Salvini non è il ministro dell’Interno più duro del dopoguerra, ma a ben vedere non è neanche un ministro dell’Interno.
È un’arma di distrazione di massa. Una Mossa Kansas City vivente.
Un Cazzaro.
Però, quando il sole è al tramonto, anche i nani proiettano lunghe ombre.
E gli androidi sognano pistole elettriche.
Berlusconi è tornato a proiettare la sua lunga ombra sul governo,
assicurandosi il commissario straordinario alla ricostruzione del ponte
Morandi, Giovanni Toti, filo-Benetton. E congratulandosi con Salvini per
il suo avviso di garanzia, in sintonia con Di Maio, che ha confermato
la nuova linea garantista del Movimento 5 Stelle, dicendo che il socio
deve assolutamente rimanere al suo posto.
In effetti un ministro dell’Interno indagato per arresto illegale e
sequestro di persona è proprio quello che ci vuole per le Forze
dell’Ordine italiane.
Salvini sembra uno di quei Cattivi da B movie che minacciano sfracelli
planetari, ma alla fine riescono solo a torturare qualche poveraccio
inerme, per dimostrare al pubblico quanto sono cattivi, così che esulti
quando il Buono li disintegra.
I gialli 5 Stelle sono i suoi Minions. Ci somigliano anche, soprattutto Toninelli.
Salvini ha pure un nick sfigato: “il Capitano”. Data la sua concezione
delle leggi del mare, il riferimento dev’essere Capitan Uncino.
Oggi la vulgata mediatica è che tutto gli giovi, tutto gli porti
consenso: fallimenti, denunce, prese per il culo, figure di merda, che
comunque la sua popolarità possa solo aumentare.
Stronzate.
Salvini è un prodotto, e come tale ha una data di scadenza.
La tigre che sta cavalcando non è né fedele, né paziente.
E alla fine disarciona sempre.
I rais come lui hanno tutti la stessa parabola: prima il Capitale li
adopera per controllare le masse. Poi li abbatte, le stesse masse che li
hanno acclamati li linciano, e tornano a farsi sfruttare come prima,
grate del ripristino della Democrazia.
Salvini cadrà, abbattuto innanzitutto dagli sponsor che lo hanno creato, trasformando un fancazzista da telequiz nel Duce Verde.
Al momento giusto basterà un’intercettazione, una casa di Montecarlo, e
tutto il peso delle promesse non mantenute gli crollerà addosso,
schiacciandolo.
Gli stessi che oggi lo acclamano, lo seppelliranno, passando al rais successivo.
E tutto ricomincerà da capo.
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