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03/03/2020

Usa nel panico, la Fed taglia i tassi di interesse

Ognuno reagisce all’epidemia come sa. In Italia si mobilita l’esercito e la Protezione Civile (la sanità pubblica fa miracoli da vent’anni, a dispetto dei tagli feroci subiti, ma rischia seriamente il collasso). Negli Usa si tagliano i tassi di interesse e si cerca di tener su “i mercati” con l’unica medicina conosciuta da quelle parti: denaro poco costoso e liquidità in eccesso. Una medicina, sia detto tra noi e senza agitarsi troppo, che la Bce ha esaurito da tempo, visto che i tassi stanno praticamente a zero dal 2014...

La Federal Reserve ha deciso martedì mattina di abbassare i tassi dello 0,5%, portandoli in una “forchetta” compresa tra l’1 e l’1,25%. Motivazione ufficiale: “il coronavirus pone rischi in evoluzione per l’attività economica“.

La decisione ha rilievo globale per diversi ordini di motivi, come sempre, ma i principali mettono in evidenza una preoccupazione che preesisteva all’esplodere dell’epidemia anche negli Usa e che ora si misura – senza dirlo – con la certezza di una recessione alle porte. Che prima stava nel campo delle ipotesi da scongiurare.

Cosa spinge a dire questo? Beh, la decisione della Fed è stata presa fuori dal normale calendario di incontri al vertice del Fomc (il comitato che riunisce i principali capi della Fed a livello di singoli Stati). Una riunione d’emergenza, quindi, assolutamente rara nella storia della banca centrale Usa. Per capirci: non accadeva dal 2008, dal “big bang” del fallimento di Lehmann Brothers e dunque dall’avvio ufficiale della crisi che ancora non è stata superata.

In secondo luogo, la misura del taglio. La Fed si muove generalmente in modo più prudente, scegliendo di operare su scatti (in alto o in basso) dello 0,25%. Mezzo punto o più vengono buttati sul tavolo solo in situazioni abbastanza eccezionali.

Unendo le due “stranezze”, dunque, abbiamo un quadro abbastanza serio. Se non pre-panico...

Il presidente della Fed Jerome Powell – per compito istituzionale – deve ovviamente tranquillizzare. E questo ha cercato di fare nella improvvisa conferenza stampa mattutina.

“Abbiamo visto il rischio per le prospettive per l’economia e abbiamo scelto di agire“, ha detto, aggiungendo che i mercati finanziari funzionano normalmente, l’economia continua a funzionare bene e si aspetta che gli Stati Uniti si riprendano completamente dopo la fine dell’epidemia.

Il taglio d’emergenza potrebbe aiutare a stimolare l’economia americana, ma ha anche segnalato che le prospettive per l’America potrebbero essere state più a rischio di quanto si pensasse in precedenza. Il mercato azionario americano è infatti crollato, con il Dow Jones che ha perso immediatamente oltre 550 punti, per poi iniziare una schizofrenica ondata di rialzi e ribassi, ma quasi sempre in “zona negativa” .

“Non credo che nessuno sappia quanto tempo durerà” la crisi da virus, né quale sarà l’impatto sull’economia Usa (ancora oggi la prima del mondo, anche se ormai tallonata da vicino dalla Cina). “So che l’economia americana è forte e arriveremo dall’altra parte e torneremo a una solida crescita e anche a un solido mercato del lavoro“.

Naturalmente non poteva anche assicurare che il taglio dei tassi averebbe avuto effetto anche nel contrastare la diffusione del virus; un taglio dei tassi non curerà le infezioni né riparerà le catene di approvvigionamento interrotte, ma “aiuterà a rafforzare la fiducia delle famiglie e delle imprese“.

Le scena che stanno avvenendo in queste ore negli Stati Uniti, in effetti, dimostrano che “la fiducia” è scesa parecchio, anche se qui in Italia non se ne parla (il provincialismo dei nostri media è quasi osceno, ormai).

La Cnn, per esempio scrive che “Gli americani di tutto il paese stanno facendo scorta di disinfettante per le mani, salviette detergenti, carta igienica e altri prodotti per prepararsi alla diffusione del coronavirus.

Le lunghe code nei negozi e gli acquisti di panico sui prodotti per la pulizia in tutto il paese stanno aumentando la capacità dei rivenditori americani di tenere il passo con la domanda. Gli acquirenti pubblicano sui social media foto di lunghe file che serpeggiano intorno a Costco (una delle grandi catene di distribuzione Usa, ndr) e scaffali vuoti di disinfettanti presso CVS, Walgreens e altri negozi di farmacia”.

Trattandosi di economia, seguono come sempre i numeri: “le vendite di disinfettante per le mani sono aumentate del 73%, i termometri sono aumentati del 47% e le maschere mediche sono aumentate del 319% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, secondo Nielsen”.

Uno scenario da film horror, specie per il presidente in carica che sta correndo verso le elezioni di novembre. Alle quali pensava di potersi presentare forte della “pace in Afghanistan” – l’accordo con i talebani dimostra come siano stati inutili 19 anni di guerra, praticamente una disfatta Usa come qualle in Vietnam, con avversari decisamente diversi – e di una economia drogata ma formalmente in buona salute, grazie anche all’accordo commerciale con la Cina.

Ora però crisi cinese e crisi Usa si danno la mano (senza amuchina!) in un modo totalmente imprevisto. E se le prime reazioni al virus di Wuhan, oltre un mese fa, erano irridenti come quelle dei leghisti qui da noi, ora si scopre di stare molto peggio. Perché la sanità Usa, quasi totalmente privatizzata, non è in grado di seguire nessun piano organico e centralizzato di prevenzione, cura e confinamento del contagio.

Insomma, nella decisione della Fed – comunque assai meno “indipendente” dal potere politico di quanto non sia la Bce – deve aver pesato non poco la preoccupazione personale di Donal Trump, che già premeva da mesi per una misura del genere e che immediatamente ha rivendicato a sé il “merito”.

Troppo presto per quantificare i danni all’economia Usa e globale (ogni paese, ricordiamo, sta “frenando” contemporaneamente a tutti gli altri, con effetti a catena che si moltiplicano, dal turismo ai commerci). Ma per un mondo capitalistico che già non sapeva cosa fare nell’eventualità di una nuova recessione la situazione appare decisamente grave.

E noi ci siamo dentro fin oltre il collo.

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