Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

06/09/2018

ILVA - Un caso di discontinuità

L'odierno accordo tra ArcelorMittal e sindacati (USB, CGIL, Cisl, UIL) relativo all'acquisto da parte della multinazionale lussemburghese degli stabilimenti ILVA (Taranto, Genova e Novi Ligure) rappresenta un nuovo, macroscopico, caso di discontinuità politica del Governo Conte, nei confronti di tutti gli esecutivi che lo hanno preceduto negli ultimi 30 anni almeno.

Non accadeva da decenni, infatti, che un esecutivo non operasse nel pieno interesse del padrone di turno, soprattutto se appartenente alla famiglia del grande capitale internazionale.

Il caso è quindi indubbiamente di portata notevolissima, e confermato dal touché "tributato" da Calenda, via Twitter a Di Maio.

Il fatto, come riscontrabile dalle dichiarazioni di USB che propongo in calce a queste righe (che fanno seguito a una presa di posizione diametralmente opposta pubblicata intorno nella mattinata di oggi e ritirata poche ore dopo, di cui ho dato riscontro qui) rappresenta una scossone delle "certezze" e delle strategie politico-sindacali maturate in questi mesi di insediamento/attività del governo giallo-verde.

Per dirne soltanto una, la chiusura "positiva" della vicenda ILVA - al netto dell'ovvia necessità di essere tenuta sotto stretta osservazione da qui ai prossimi anni - apre contraddizioni in quella tattica politico/sindacale che dava per scontata una capitolazione di Di Maio in difesa delle ragioni del lavoro, fornendo respiro alla tesi della nazionalizzazione dell'azienda a sua volta connessa alla medesima richiesta in merito a trasporto aereo (con la crisi Alitalia) e gestione infrastrutturale (con la strage di Ponte Morandi).

Insomma, comincia ad essere evidente che il populismo grillin-leghista non è un competitore esclusivamente propagandistico nei confronti dell'attrazione che genera verso i subalterni - intesi in questo caso in senso allargato a comprendere anche pezzi consistenti di ceto medio e piccola borghesia impoveriti - ma anche squisitamente materiale, con quello che "porta a casa" con le proprie politiche.

E' quindi necessario attrezzarsi di conseguenza.

*****

Ilva: salvaguardata tutta l’occupazione, ma l’Italia perde un pezzo del suo patrimonio industriale

Arcelor Mittal questa notte ha dovuto accettare le condizioni che come Unione Sindacale di Base abbiamo posto per la chiusura dell’accordo sindacale sull’acquisizione del gruppo Ilva.

Abbiamo ottenuto la salvaguardia integrale dell’occupazione, il mantenimento di tutti i diritti acquisiti retributivi e di legge, in particolare il mantenimento dell’articolo 18 a tutela dei licenziamenti discriminatori. Quindi a tutti i lavoratori assunti da Arcelor Mittal non verrà applicato il Jobs Act. Nessun lavoratore di Ilva verrà licenziato, nessuno uscirà dalla fabbrica contro la sua volontà.

Abbiamo ottenuto un Piano di Ambientalizzazione significativamente migliorato rispetto a quello contenuto nel contratto di cessione sottoscritto dall’ex ministro Calenda per il precedente governo.

Tuttavia non dobbiamo nasconderci che con la cessione del gruppo Ilva il nostro Paese perde un pezzo importante del suo patrimonio industriale, che finisce nelle mani di una multinazionale. Continuiamo a pensare che la nazionalizzazione di un settore strategico dell’economia nazionale come la produzione dell’acciaio sia l’unica strada per coniugare lavoro, diritti, salari, politiche industriali e ambientalizzazione.

Per queste ragioni, se diamo un giudizio più che positivo sui contenuti dell’accordo sindacale, non possiamo che essere insoddisfatti per un’operazione di cessione dell’acciaieria più grande d’Europa, un’operazione che contribuisce alla progressiva spoliazione del nostro patrimonio industriale. La battaglia di USB per un nuovo impegno diretto dello Stato nell’economia non è finita.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento