La presidente Park Geun-hye lo ha assicurato in una riunione coi vertici del ministero della Difesa in risposta all’annuncio di Pyongyang sull'ingresso in “uno stato di guerra” contro il Sud. La Corea del Nord starebbe sperimentando ordigni atomici basati sull'uranio arricchito invece che sul plutonio secondo il Washington Post, che riprende giudizi raccolti tra funzionari americani ed esperti indipendenti
Sembra ulteriormente alzarsi la temperatura tra le due Coree.
L’assemblea suprema del popolo, il Parlamento nordcoreano, ha approvato
il rafforzamento delle attività di sviluppo delle armi nucleari.
Allo stesso tempo, riferisce l’agenzia Kcna, la sessione plenaria ha
dato il via libera anche alla creazione di un apposito Ufficio “per lo
sviluppo dei piani spaziali”. Dall’altra parte del 38° parallelo la Corea del Sud aveva fatto sapere che “metterà in campo risposte militari forti e veloci contro le provocazioni della Corea del Nord, senza tenere conto delle conseguenze politiche”.
La presidente Park Geun-hye lo ha assicurato in una riunione coi vertici del ministero della Difesa in risposta all’annuncio del fine settimana di Pyongyang sull’ingresso in “uno stato di guerra” contro il Sud.
“Se c’è una provocazione contro la Corea del Sud e la sua gente, ci
dovrebbe essere una risposta forte iniziale senza alcuna considerazione
politica”. Il messaggio della presidente è di mettere da parte ogni
remora rispondendo con forza in caso di provocazioni della Corea del
Nord, promotrice di minacce quotidiane che ha fatto risalire la tensione
nella penisola.
“La ragione dell’esistenza dei militari – ha
aggiunto Park, nel resoconto dell’agenzia Yonhap – è di proteggere il
Paese e la sua gente dalle minacce”. Nelle ultime settimane, Pyongyang ha progressivamente alzato i toni della retorica con ripetute minacce di guerra contro il Sud in risposta alle esercitazioni militari congiunte denominate (‘Foal Eagle’) tra Corea del Sud e Usa,
partite a inizio marzo e destinate a chiudersi a fine aprile, oltre che
per la nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che ha varato una stretta alle sanzioni dopo il terzo test nucleare del 12 febbraio.
Intanto la Corea del Nord sembra avanzare verso programmi di ordigni atomici basati sull’uranio arricchito invece che sul plutonio,
come fatto finora. Almeno questa è l’ipotesi del Washington Post, che
riprende giudizi raccolti tra funzionari americani ed esperti
indipendenti, insospettiti dalle insolite misure adottate da Pyongyang
per nascondere i dettagli sull’arma nucleare usata il 12 febbraio, in
occasione del terzo test. Almeno due analisi sulla detonazione, scrive
il quotidiano Usa nel suo sito online, hanno confermato che gli effetti
dell’esplosione sono stati notevolmente contenuti, con la dispersione di poche tracce radioattive nell’atmosfera.
I
primi due esperimenti, del 2006 e del 2009, hanno usato il plutonio
delle scorte di materiale fissile che la Corea del Nord ha sviluppato a
fine anni ’90. Mentre, un test riuscito a base di uranio (a quanto
sembra il terzo) confermerebbe che Pyongyang ha trovato un altro
percorso per produrre armi atomiche mettendo a pieno
frutto l’abbondanza nel Paese di uranio naturale e nuove tecnologie di
arricchimento (highly enriched uranium, Heu). Queste ultime, inoltre,
sarebbero motivo di timori concreti e forti per la cooperazione tra il
regime comunista e l’Iran. Nei giorni dopo la detonazione, i sensori di
Usa e Corea del Sud non rilevarono tracce di gas radioattivi, rilasciati
di solito in questi casi, in nessuna delle 120 stazioni disposte per il
monitoraggio sul confine e sottovento rispetto al sito
di prova. Un aereo giapponese, invece, registrò un picco d’isotopo
radioattivo (Xeno-133), senza che i dati risultassero decisivi.
L’assenza di dati fisici potrebbe suggerire un tentativo deliberato da
parte della Corea del Nord di impedire il rilascio di gas rivelatori,
magari grazie ad una camera di detonazione scavata in profondità e
all’adozione di misure supplementari per prevenire la perdita di
radiazioni. “Ci sono poche informazioni, il che suggerisce che i
nordcoreani stanno facendo un buon lavoro di contenimento”, ha ammesso
uno dei funzionari citati in forma anonima dal Washington Post.
La tensioni per ora non hanno creato nessun intoppo anche questa mattina al distretto industriale di Kaesong,
ultimo progetto ancora in piedi di cooperazione economica congiunta tra
le due Coree. Malgrado le minacce di Pyongyang di “rapida chiusura” e
la decisione di tagliare la linea rossa militare”, il
ministero dell’Unificazione sudcoreano ha riferito che il Nord ha dato
il via libera al piano giornaliero sul movimento di persone e merci
attraverso il Comitato di gestione dell’area (Kidmac), ufficio congiunto
composto dai rappresentanti delle parti coinvolte. “Il Nord – ha
riferito il ministero – ha dato l’approvazione ad attraversare il
confine a 352 sudcoreani alle ore 8.30 del mattino”, ha detto un
funzionario del ministero citato dall’ agenzia Yonhap, secondo cui 853
persone dovrebbero nel complesso raggiungere il distretto a fronte di
355 rientri.
Kaesong, che la Corea del Sud ha chiarito di non
volerne in alcuno modo modificare il funzionamento, genera ogni anno
nelle casse nordcoreane flussi da 87 milioni di dollari,
in prevalenza grazie ai salari dei circa 53.000 lavoratori impiegati,
fornendo supporto a oltre 250.000 persone, includendo anche i familiari.
Il complesso, di cui il colosso Hyundai è capofila e che coinvolge 123
aziende, è il fiore all’occhiello nato dal vertice del 2000 a Pyongyang
tra il ‘caro leader’ Kim Jong-il e la controparte sudcoreana, il
presidente Kim Dae-jung.
Fonte
Due cose mi fanno rotolare macabramente dalle risate in questa storia.
La prima: i sedicenti esperti indipendenti che sistematicamente si appiattiscono sull'opinione governativa di turno con buona pace dell'indipendenza di giudizio.
La seconda: il distretto industriale condiviso tra nord e sub che funziona come niente fosse nonostante i promotori dello stesso siano pronti a cancellarsi vicendevolmente dalla cartina geografica. Mi resta solo il dubbio se questa sia sintomatico di un bluff grande come l'universo da entrambe le parti, o se denoti semplicemente il delirio e l'idiozia del denaro.
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