di Stefano Mauro
“Israele è preoccupato per
l’evoluzione della crisi nel sud-ovest della Siria”. Con queste parole
il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, Gadi Eizenkot, ha
espresso le preoccupazioni di Tel Aviv riguardo all’attuale situazione a
Deraa. Eizenkot ha ribadito, inoltre, la creazione di un
coordinamento congiunto con gli Stati Uniti con l’obiettivo di lanciare
eventuali operazioni militari contro la Siria, “se non verranno
rispettati gli accordi riguardo al posizionamento di truppe
iraniane nell’area” e ha inviato nuovi contingenti militari lungo il
confine settentrionale.
La stampa israeliana sta dedicando particolare attenzione, in queste
settimane, all’avanzata dell’esercito siriano nella zona di Deraa, una
battaglia che potrebbe sancire la conclusione definitiva di “quell’area
di sicurezza” tanto voluta da Tel Aviv per una maggiore sicurezza dei
suoi confini settentrionali.
Il quotidiano Yedihot Aharonot ha scritto qualche giorno fa che “quando
l’esercito siriano conquisterà Deraa e l’area di Nassib, al confine con
la Giordania, la vittoria di Damasco sarà quasi certa in tutto il
territorio siriano”.
Una sconfitta sia per i numerosi gruppi jihadisti dell’area – da
quelli affiliati ad al Qaida come Hayat Tahrir al Sham(ex al Nusra) allo
stesso Daesh – ma soprattutto per Israele. In tutti questi anni, come
riportano anche numerosi report degli osservatori Onu, questi
gruppi sono stati sostenuti militarmente da Tel Aviv proprio con
l’obiettivo di “difendere i confini israeliani e le alture del Golan”.
Un sostegno logistico, militare e sanitario per evitare quello che sta
avvenendo in questi giorni: l’avanzata delle truppe lealiste di Bashar al Assad insieme alle milizie di Hezbollah e ai pasdaran iraniani.
Ancora la settimana scorsa, ad esempio, proprio una mediazione del
governo Netanyahu aveva portato a un “sospensione delle ostilità” tra le
diverse fazioni nemiche jihadiste per poter resistere meglio
all’avanzata di Damasco oppure l’altro giorno lo stesso esercito di Tel
Aviv aveva inviato materiale logistico e sanitario per i feriti dopo i
combattimenti di questi giorni.
Una battaglia considerata cruciale da parte di Assad tanto da
designare come capo delle operazioni militari Suheil al Hassan,
comandante del battaglione d’élite siriano delle Qawat al Nimr (Forze
Tigri) e da coinvolgere un altro battaglione d’élite, quello Radwan di
Hezbollah, come riportato dal quotidiano al Masdar.
Preoccupazioni ancora maggiori per Tel Aviv visto anche il massiccio
intervento dell’aviazione russa in tutta l’area per confermare e
ribadire l’unità di intenti e l’alleanza militare dell’asse
rappresentato dai siriani, dagli iraniani, da Hezbollah, dagli iracheni
dell’Hashed Shaabi (Unità di Mobilitazione Popolare) e dall’esercito
russo.
Ottenere il controllo della regione di Deraa e del passo di Nassib,
infatti, significa per Damasco tornare a controllare definitivamente i
suoi confini meridionali con Israele e Giordania, mentre per l’asse
sciita il consolidamento del corridoio Teheran, Baghdad, Damasco, Beirut
con una maggiore sicurezza in termini di approvvigionamento militare e
di lotta ai gruppi jihadisti dispersi nel deserto.
Gli sviluppi di questi giorni in Siria confermano quanto dichiarato
nel recente discorso di venerdì da parte del segretario generale
di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che ha previsto una netta vittoria a
Deraa con la conseguente resa dei gruppi jihadisti e un’avanzata
dell’asse sciita nella regione dalla Siria fino allo Yemen.
“Quello che Israele considera una presenza nefasta della Resistenza –
ha precisato Nasrallah – è solamente la risposta dei popoli al progetto
espansionistico israeliano che riguarda tutti i fronti: da Gaza al
Libano, dalla Siria alla Cisgiordania”.
Secondo l’editorialista del quotidiano online Rai Al Youm, Abdel Bari Atwan, la
vittoria di Deraa conferma la fine dei gruppi jihadisti, abbandonati
dai rispettivi sponsor arabi, americani o israeliani nel territorio
siriano. “Restano due aree ribelli: quella ad est dell’Eufrate e
Idlib – conclude Atwan – Presto il fronte si sposterà verso entrambe
quelle zone per la conclusione definitiva del conflitto in Siria, visto
che ormai è solamente una questione di tempo”.
AGGIORNAMENTO ore 9.30 – MISSILI ISRAELIANI SULLA BASE SIRIANA T4 DI HOMS
Ieri notte, secondo l’agenzia di Stato siriano Sana, l’aviazione
israeliana ha compiuto una nuova operazione aerea contro la base T 4 di
Homs, già colpita la scorsa primavera: il 9 aprile un bombardamento ha
ucciso 14 persone, tra cui soldati iraniani. La contraerea siriana ha
risposto, abbattendo, riporta Sana, uno dei jet coinvolti e
intercettando alcuni dei missili lanciati. Nella base sono di stanza
anche unità iraniane e combattenti del movimento sciita libanese
Hezbollah. Israele, come accade sempre, non commenta.
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