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04/02/2019

Egitto - La riforma costituzionale certificherebbe un potere assoluto

Attesa, temuta, ampiamente criticata, ieri è stata presentata al parlamento la proposta di riforma della costituzione egiziana che permetterebbe al presidente al-Sisi di restare al potere oltre il suo mandato.

Diversi gli emendamenti alla carta costituzionale previsti dalla riforma, un mix che garantirebbe all’ex generale di rimanere presidente fino al 2034, attraverso l’allungamento dei mandati attuali, due dalla durata massima di quattro anni l’uno. Con la riforma si passerebbe a due mandati da sei anni, con la possibilità per al-Sisi di presentarsi di nuovo alle elezioni per ben due volte, come non avesse mai ricoperto la carica.

Ai parlamentari la proposta di legge è stata annunciata ieri dal presidente del parlamento, Ali Abdel Aal, e sostenuta dalla coalizione Alliance to Support Egypt, quella che ha organizzato e gestito la campagna elettorale dello scorso anno per al-Sisi, con la firma di un quinto dei deputati. Ci vorranno almeno due mesi prima di giungere al voto definitivo e il sì di due terzi dei 596 membri del parlamento, un obiettivo affatto peregrino. Poi, la proposta sarà sottoposta a referendum popolare.

Un mostro legislativo, secondo le opposizioni, che da tempo si stanno battendo contro la riforma. Era nell’aria, si sapeva che sarebbe stata presentata. Oltre mille cittadini – tra cui lo scrittore Alaa al-Aswany, il difensore dei diritti umani Gamal Eid, l’ex rettore della Cairo University Gabel Nasser, ma anche tantissimi professori, sindacalisti, giornalisti, geologi, scrittori, ragionieri, anche un suonatore di oud – hanno firmato una petizione all’inizio dell’anno condannando il cambiamento della Costituzione definito “il tentativo assurdo di perpetrare il regime di al-Sisi” e “un grave crimine”.

Proprio per questa mobilitazione, guidata dai partiti progressisti e di sinistra, in occasione dell’ottavo anniversario dalla rivoluzione di Piazza Tahrir, lo scorso 25 gennaio, cinque leader di sinistra (Ali Abdul-Aziz Fadali, Gamal Abdel Fattah, Khalid Bassiouni, Khaled Mahmoud e Muhab Al-Ibrashi) sono stati arrestati dalla polizia egiziana dopo aver preso parte a una commemorazione nella sede del partito Karama a Dokki. Una mobilitazione prodotta dalle indiscrezioni della stampa indipendente: a dicembre l’agenzia Mada Masr, dopo aver sentito fonti dei servizi segreti e del parlamento, aveva pubblicato un’inchiesta che dimostrava il tentativo in atto da parte di al-Sisi e del suo entourage di allungare a dismisura il mandato presidenziale. A guidare il “negoziato” tra i vari poteri del paese era il figlio dell’ex generale, Mahmoud al-Sisi.

Non solo. Secondo tali fonti, la riforma prevede anche la creazione del cosiddetto Alto Consiglio per la protezione della Costituzione, nuovo ente chiamato a “proteggere l’identità” dello Stato da eventuali leadership alternative. Eppure ieri il parlamento presentava la proposta di legge come uno strumento di libertà e nuovi diritti: “La nazione è preziosa per tutti noi – ha detto il presidente Abdel Aal – Considereremo tutti i principi costituzionali nel caso di emendamento. Voglio rassicurare: non stiamo restringendo le libertà garantite dalla Costituzione e non stiamo toccando il principio di eguaglianza tra egiziani”.

Difficile crederlo vista la natura del più repressivo e disfunzionale regime che l’Egitto moderno abbia mai avuto. Lo dicono i parlamentari di Alliance to Support Egypt, in condizione di anonimato: tra le modifiche alla carta, anche l’attribuzione al presidente del potere di nominare il suo vice e il riconoscimento alle forze armate della responsabilità “di proteggere lo Stato civile”. In tale contesto, le riforme di contorno, tra cui una quota fissa al 25% per le donne in parlamento e un’adeguata rappresentanza di minoranza copta e giovani generazioni appaiono per quel che sono: una facciata di maggiore democrazia a un palese autoritarismo.

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