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03/09/2019

Night boat to Cairo - Sulle nuove "discese in campo" centriste

Nella serie TV 1992 (con i seguiti 1993 e a breve 1994) si descrive il periodo transitorio in cui emerse, in seguito all'inchiesta Mani Pulite, la figura di Silvio Berlusconi, calatosi nel suo nuovo "mestiere" di leader politico.

In molti hanno comparato le modalità dell'ascesa del Cavaliere di allora ai passetti graduali di avvicinamento nell'agone della Politica di Palazzo di Urbano Cairo. Per chi non lo conoscesse, parliamo del presidente di Rcs (gruppo editoriale che controlla il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport), di La7, così come della squadra di calcio del Torino.

Da anni si parla di un ingresso di Cairo in politica, e questa volta sembrerebbe essere quella buona. Non lo ammette chiaramente, ma lascia aperte tante porte. Inoltre, alcuni movimenti di altri soggetti politici sembrano essere pensati all'unisono con Cairo. Ad esempio quelli di Tosi, ex sindaco di Verona che ha recentemente attaccato duramente Salvini.

Ma non solo. A qualche giorno di distanza da quando Cairo ha preso parola in una intervista telecomandata al Foglio, attaccando Salvini e i 5Stelle rispetto alla loro esperienza di governo, Carlo Calenda, implacabile cinguettatore PDino, annunciava la sua uscita dal Partito. Motivo, la decisione presa di accordarsi con i 5s per il Conte bis.

Cairo, ex manager di Publitalia, e Calenda, ex imprenditore vicino a Forza Italia e per qualche anno renziano convinto, scelgono un momento non casuale per di fatto convergere sull'idea di creare una forza politica nuova. La virata sovranista di Salvini mal si accorda con i desideri di un'Europa dominata dal grande capitale finanziario a cui guarda il ceto industriale medio e alto del Nord. Troppo urlata la politca del Capitano, servono toni più concilianti, anche verso le opzioni di investimento offerte dalla rivoluzione green.

Inoltre, il fallimento dell'opzione renziana nel PD (anche se chissà per quanto) dopo il referendum del 2016 impedisce di pensare a quello spazio come rappresentante in futuro di una borghesia imprenditoriale moderata e iper-liberale, sul modello macroniano. Una Forza Italia in dissoluzione e senza veri e propri leader sembra non consistere in un problema, piuttosto in un gruppo di pretoriani pronti a votarsi armi e bagagli a un nuovo leader carismatico.

Questa combinazione di fattori apre lo spazio, secondo Cairo e Calenda, ad una nuova idea politica di un partito di centro liberale, sul modello di En Marche, fortemente europeista, però da effettuare prima che Renzi faccia la scissione dal PD e batta lui il primo colpo. Il percorso di legislatura - probabilmente lunga - giallorossa probabilmente ha spinto Cairo e Calenda a farsi vivi. Se vorrà, Renzi potrà accordarsi in seguito...

Ma quale idea dietro questa nuova forza politica? Basta leggere l'intervista di Cairo al Foglio o seguire le elucubrazioni di Calenda su temi quali ILVA e grandi opere. Appena dimessosi dal PD, Calenda si è catapultato a La7, emittente come detto posseduta proprio da Cairo, a presentare un programma e una figura personale antitetica sia a un fronte progressista populista che ad uno conservatore e sovranista.

La TAV è strategica. Le grandi opere vanno fatte. Ridurre le tasse alle imprese. Rivedere totalmente quota100 e reddito di cittadinanza per attaccare le risposte controverse date alla attuale fase politica dal governo gialloverde. L'asino cade quando però si parla di quali forze sociali, oltre al grande capitale borghese e moderato, dovrebbero appoggiare questa nuova forza. Ovviamente tra i soggetti a cui fare riferimento ci sono i comitati pro TAV. Le madamin, insomma. Che brio, che enfasi!

Cairo, in passato dichiaratosi favorevole al governo Renzi e allo stile del sindaco milanese Sala di gestione politica (quindi con il modello Expo), propone dunque un ritorno a una politica "morale", non urlata e "del fare". Virgolettato: "Io, nelle mie aziende, determino il corso degli eventi nei primi cento giorni". Ma, come scrivevamo rispetto alle allucinazioni relative al governo giallo-rosso, dubitiamo fortemente che si possa, con una semplice operazione di maquillage e con una nuova figura imprenditoriale "di successo", contendere l'egemonia culturale del sovranismo sui settori popolari.

Piuttosto, sì guarderà agli interessi di padroni di ogni tipo, barattati con qualche briciola liberal ai settori popolari. Proprio sul modello Forza Italia prima ora. Eppure qui non siamo nel 1994, ma nel 2019. Un anno dove sui giornali non ci sono inchieste giudiziarie di massa, bensì gli smottamenti dovuti alla crisi finanziaria globale del 2008. Che potrebbe ritornare realtà nella nuova ondata recessiva di cui molti analisti iniziano a paventare il rischio.

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