Mentre l’OMS annunciava che il Covid-19 è una pandemia il presidente del Consiglio si uniformava alle richieste della Confindustria per annunciare che fabbriche, centri commerciali, uffici, stazioni, porti, aeroporti, hub e magazzini della logistica restano aperti. L’invito pressante, ripetuto in tutte le trasmissioni e in ogni dove a rimanere a casa, cozza con l’imperativo di tenere in movimento la macchina produttiva.
Il governo ha fatto una scelta a metà, esponendoci tutti ad un innalzamento molto pericoloso del numero dei contagi. Lo ha fatto sotto la pressione di Confindustria e con la complicità della triplice. Ed avendo a disposizione tutti i dati che fino a qualche tempo fa ancora non erano a sua disposizione. Il re ora è nudo. Il fallimento di queste scelte avrà dei responsabili chiari dei quali nessuno potrà dimenticarsi.
Sono ben altre le cose che andrebbero fatte. Intanto una scelta inequivocabile di anteporre la salute e la lotta al contagio al resto dei problemi. La Cina ha reagito così, dimostrando una capacità di contenimento del virus che oggi può far scuola in tutto il mondo. E questo per evitare di dover prendere tra qualche giorno provvedimenti più drastici che avrebbero invece dovuto essere già stati assunti. Per questo l’USB dichiara uno sciopero generale di tutto il mondo dell’industria e del sistema produttive, che ha l’obiettivo di tutelare tutti quei lavoratori che sono stati lasciati esposti al rischio di contagio.
È vero però che gli scioperi di questi giorni hanno costretto Conte a segnalare la necessità di mettere in sicurezza i reparti e questo rappresenta per tutti i lavoratori e per tutte le strutture e i delegati di USB uno spazio di intervento sindacale, soprattutto di fronte al silenzio assordante dei sindacati complici. I decreti e le ingiunzioni al rispetto dei parametri di sicurezza vanno utilizzati ogni qualvolta si riscontrano irregolarità e dove è possibile bisogna ricorrere allo strumento dello sciopero per obbligare i padroni a tutelare la salute di chi lavora e quella dell’intera cittadinanza. Ancora una volta se non ci difendiamo NOI, lavoratori, cittadini, a prescindere dalla mansione, dal genere, dall’etnia, con la solidarietà e l’intelligenza collettiva, non c’è nessuno che lo farà al posto nostro.
Conte ringrazia ad ogni piè sospinto i lavoratori della sanità pubblica. Incredibile! Quelli che per anni sono stati martoriati dalle peggiori ingiurie perché fannulloni, perché timbrano e poi vanno a fare la spesa, perché lavativi, costretti a portare la croce della vergogna di essere dipendenti pubblici, oggi si riscoprono eroi nazionali. Quanta ipocrisia insopportabile.
È ora di mettere le strutture della sanità privata al servizio dell’interesse collettivo, utilizzando anche lo strumento della requisizione. Procedere ad assunzioni vere nel settore sanitario pubblico, e non quelle a termine di cui si sta parlando in questi giorni. Come se non fosse conclamata la voragine di posti di lavoro nella sanità pubblica ed evidente il forte rischio a cui si sta esponendo tutta la comunità nazionale per la cinica ed assurda scelta di privatizzare e regionalizzare il servizio in tutti questi anni.
Tutti i lavoratori del settore pubblico della sanità, e con loro i tantissimi lavoratori esternalizzati che operando con ditte private contribuiscono alla lotta quotidiana contro il virus direttamente sul campo, oggi non possono protestare. Molti di loro sono esposti al rischio contagio perché le ditte non gli forniscono neanche i dispositivi di protezione individuale e sono lì a sacrificarsi per tutti.
Per tutti questi USB è impegnata non solo a denunciare ovunque si presentino le mancanze dei datori di lavoro, ma anche a costruire la mobilitazione, appena sarà possibile, per far venire alla luce il bisogno di sanità pubblica che è emerso clamorosamente in questa vicenda.
E poi assicurare a tutti i lavoratori che i loro salari non saranno toccati e che i posti di lavoro verranno salvaguardati. È chiaro che vanno presi provvedimenti eccezionali. Estensione degli ammortizzatori sociali, integrazioni al reddito, ripensamento ed allargamento del reddito di cittadinanza per le tante figure che non potranno accedere agli ammortizzatori. Misure che avranno bisogno di scelte che rompono con gli assurdi parametri della UE, con le regole sul pareggio di bilancio, con i diktat sul contenimento del deficit.
I miliardi messi a disposizione della crisi sono passati in pochi giorni da 3 a 7,5 ed ora a 25, ma quanta parte di queste risorse andrà a sostegno dei lavoratori e delle famiglie ancora non si capisce. Piuttosto le indicazioni più forti per i datori di lavoro restano quelle di mettere i dipendenti in ferie anticipate e di utilizzare il telelavoro e non ci rassicura il fatto che le decisioni vengono assunte con la piena complicità della coalizione Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, che ormai da tempo marciano a schiera unita.
In un paese dove siamo in tanti ad avere paura per noi stessi e per le nostre famiglie, l’USB è cosciente di dover assumere una grande responsabilità: restare al fianco di chi lavora e denunciare con forza il cinismo di chi vorrebbe calpestare ancora una volta le nostre vite in nome del mercato, degli affari, dell’economia. Ce la faremo, dice il governo. Malgrado voi, risponde USB.
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