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15/04/2016

Roma. Stop agli sgomberi? La lotta paga

E’ in corso in Prefettura l’incontro tra una delegazione della rete “Decide la città” e il prefetto Gabrielli. Il tema sono gli sgomberi degli spazi sociali e associativi avviati dal commissario Tronca. L’incontro è stato ottenuto dopo la clamorosa protesta di ieri su via dei Fori Imperiali dove un gruppo di attivisti si è arrampicato sulle impalcature della Basilica di Massenzio proprio per chiedere lo stop agli sgomberi.

Oggi il Corriere della Sera (vedi copertina) scrive che il Prefetto Gabrielli, nell’incontro tenutosi ieri del comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, avrebbe ribadito la sua contrarietà a ricorrere all’uso dell’ordine pubblico prima delle elezioni che indicheranno un nuovo sindaco e una nuova giunta. Dunque un rinvio – ragionevole – alle responsabilità della politica nella soluzioni delle emergenze sociali nella metropoli capitolina.

Due giorni fa, il commissario Tronca aveva spiegato la sua posizione sugli sgomberi rinviando la palla alle pressioni della Corte dei Conti sui dirigenti comunali e commissariali: “Non dimentichiamo che molti non sono stabiliti dal gruppo di lavoro del Campidoglio ma dall’autorità giudiziaria contabile”. Tronca in pratica si trincera dietro il fatto che la Corte dei Conti minaccia sanzioni economiche verso quei dirigenti comunali che non recuperano e mettono a valore il patrimonio comunale provocando un danno erariale. Una logica ragionieristica e dogmatica che conferma come le città e gli stati non possono essere governati dai magistrati ma da una visione “politica” cioè da una visione che tenga conto di tutti i fattori e non solo della zelante attuazione delle leggi esistenti. Che la legalità possa in diversi casi fare a pugni con la giustizia, non è una scoperta di questi giorni, ma è diventato un fattore rilevante del dibattito pubblico, soprattutto quando viene messo di fronte agli effetti sociali ingiusti ed inaccettabili della  sua applicazione (vedi gli sfratti di anziani, invalidi, poveri).

Disobbedire alle leggi alla fine potrebbe diventare un obbligo morale. Se le due cose diventano alternative tra loro si apre un problema di enorme portata politica ed etica.

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