Dopo il risultato sindacale deve ripartire la mobilitazione per la salute e per il lavoro
Potere al Popolo considera che nonostante il risultato sindacale, all’Ilva ci sia stata una sconfitta per il sistema industriale e produttivo del paese, con la cessione alla multinazionale Arcelor Mittal di un’azienda strategica; e considera ancora più grave la confermata incapacità di un governo dopo l’altro, di superare il ricatto sul lavoro e sulla salute e dare alla città di Taranto e al paese un vero futuro, con un altro modello di sviluppo fondato sul pubblico.
L’accordo sindacale stipulato per l’Ilva è un evidente miglioramento rispetto alle condizioni proposte dal precedente governo e da ArcelorMittal. La piena salvaguardia per tutti i lavoratori del gruppo, il mantenimento delle condizioni salariali e normative, compreso l’articolo 18, sono risultati prima di tutto della lotta dei lavoratori contro i licenziamenti e contro il ricatto della multinazionale sulle condizioni di lavoro. Anche sul piano ambientale ci sono alcuni miglioramenti rispetto alle condizioni precedenti. Di fronte al precipitare della crisi addosso ai lavoratori, anche per l’insipienza del governo, le organizzazioni sindacali non potevano che tutelare gli interessi urgenti e immediati di chi all’Ilva ha il posto di lavoro.
Questo risultato sindacale, che comunque dovrà essere giudicato dai lavoratori interessati, non cancella però le enormi e drammatiche questioni ambientali che restano aperte e sulle quali si manifesta anche ora la sacrosanta indignazione da parte della popolazione di Taranto. E l’accordo non nasconde il fatto gravissimo che un altro pezzo fondamentale del patrimonio industriale del paese finisce in mano alle multinazionali.
È bene ricordare che il governo del PD aveva già venduto il gruppo siderurgico al gruppo indo-francese con uno scandaloso contratto capestro. Il nuovo governo quindi avrebbe dovuto non solo denunciare a parole i limiti e i danni di quel contratto, ma metterlo in discussione.
L’Avvocatura dello Stato ha chiarito che solo rilevanti interessi pubblici avrebbero potuto permettere al governo di annullare la cessione. Questi rilevanti interessi pubblici, occupazionali, ambientali, produttivi erano evidenti, ma il governo Lega-Cinque Stelle ha deciso di non farli valere e ha invece fatto propria la scelta liberista del suo predecessore.
La sola soluzione in grado di affrontare davvero tutti gli aspetti della crisi Ilva avrebbe dovuto essere la nazionalizzazione del gruppo, in quanto sono di rilevante interesse pubblico sia la salvaguardia di 14000 posti di lavoro in una provincia con il 40% di disoccupazione, sia il mantenimento di una produzione strategica, sia il risanamento di una ambiente devastato e reso nocivo e omicida. Affidare questi interessi comuni ad una multinazionale è stato il vizio di fondo di tutta la gestione della crisi Ilva.
Purtroppo solo una minoranza delle forze sindacali e anche di quelle ambientaliste ha rivendicato la nazionalizzazione, mentre tutte le forze politiche, a parte Potere al Popolo!, non l’hanno neppure presa in considerazione. Il governo Lega-Cinque Stelle non ha neppure istruito l’ipotesi, pure possibile, di un intervento pubblico parziale per mantenere un controllo diretto sulla gestione della crisi, con vincoli ambientali rigidi e immediati.
Si è così giunti alla cessione alla multinazionale che avrà in mano tutti i nodi della crisi Ilva.
Potere al Popolo! si impegna affinché l’accordo sindacale sia solo una tappa della iniziativa necessaria e indispensabile; e affinché nelle nuove condizioni, la lotta per la tutela della salute e quella per i diritti di chi lavora continuino e si sviluppino. Sarà necessario che lavoratori e popolo costruiscano una piattaforma e iniziative comuni per imporre alla multinazionale il rispetto degli impegni e anche ulteriori vincoli, e per imporre alle istituzioni quella difesa intransigente e prioritaria della salute che nel passato non è stata svolta.
Potere al Popolo! non si rassegnerà mai ad accettare come inevitabile la contrapposizione tra perdita del posto di lavoro e perdita della salute, sulla quale invece finora si é dolorosamente svolta tutta la crisi Ilva. Che inequivocabilmente dimostra la necessità delle nazionalizzazioni, dell’intervento pubblico, di una politica che intervenga sull’economia per costruire un altro modello di sviluppo.
Su questi temi si svolgerà la manifestazione nazionale del 20 ottobre a Roma per le nazionalizzazioni, che alla luce di quanto avvenuto all’Ilva conferma ed accresce tutte le sue ragioni.”
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