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03/02/2019

Piombino. Il gruppo Jindal non mantiene gli impegni alle acciaierie

Jindal è un nome che ormai per molti lavoratori italiani sta diventando un incubo. E’ il caso della Treofan, di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi, ma è anche il caso delle Acciaierie di Piombino acquisite dal gruppo siderurgico indiano. Per essere precisi si tratta di due fratelli Jindal diversi, ma le conseguenze sui lavoratori alle loro dipendenze cominciano a somigliarsi un po’ troppo.

A Piombino infatti dopo tante promesse e alle prime difficoltà la Jindal, ha diminuito l’attività lavorativa del 30% scaricandone le conseguenze sui lavoratori. Quali speranze possono esserci per i lavoratori in cassa integrazione ormai da anni?

Troppe sono le preoccupazioni, è arrivato il momento del rispetto degli impegni presi, sia da parte del nuovo imprenditore indiano Jindal sia per quanto riguarda le istituzioni, Regione e governo in testa.

Se, da una parte, le tempistiche previste dall’accordo di programma (firmato quest’estate) sembrano al momento rispettate, dall’altra non possiamo non denunciare alcuni segnali che ci inducono a pensare che i veri e propri investimenti, indispensabili per far ripartire gli impianti, sono ben lontani da essere effettuati.

A seguito del passaggio a JSW per molti soggetti sia sindacali che istituzionali, la vertenza di Piombino sembrava ormai risolta e oggi ci ritroviamo cosi.

Per USB è arrivato il momento di sollecitare tutti gli attori in campo, affinché gli accordi presi siano rispettati. In questo senso registriamo anche la palese mancanza di interesse da parte del governo che non ha ancora speso una parola rispetto alla situazione di Piombino.

L’acciaieria potrà ripartire solo e soltanto se ognuno farà la sua parte ed è evidente che al momento le incognite sono veramente troppe.

In un momento come questo in cui la richiesta dell’acciaio è diminuito, il governatore Enrico Rossi deve portare a Piombino i soldi promessi per poter iniziare le piccole bonifiche, perché hanno diritto di poter lavorare anche i lavoratori in cassa integrazione da ben quattro anni a casa e il governo deve iniziare a pensare di fare come alla Irisbus, mettere delle risorse e non essere assente.

Oggi, quando ancora pagano i soliti, i responsabili ci sono e hanno nome, cognome e sigle: sbandierare un accordo beffa, un accordo dove i lavoratori fanno addestramento con la ricompensa a fine mese della cassa integrazione, è veramente uno schiaffo ai diritti dei lavoratori. Tutto questo con un accordo sindacale, corredato da quasi festeggiamenti. L’azienda chiede ancora sacrifici, perché le spese sono molte per portare avanti questo stabilimento. Come al solito i lavoratori pagheranno di conseguenza e sarà tagliato il 30% del monte ore.

Le multinazionali sono queste e Jindal che non è la famiglia dei lavoratori porterà avanti il progetto?

Dopo aver sentito applausi al Metropolitan, dopo aver sentito che siamo tutti una famiglia, dopo la festicciola di Natale effettuata dall’azienda per i lavoratori corredata dai sindacati, ci ritroviamo al punto di partenza e ci facciamo questa domanda: ma Jindal sarà in grado di sostenere il progetto annunciato al cinema Metropolitan?

Abbiamo sempre annunciato che l’unico scopo di Jindal era superare i dazi e crediamo che questo obbiettivo sia stato raggiunto, ma colare acciaio?

Crediamo che i lavoratori debbano restare tutti uniti e chiameremo a breve una grossa mobilitazione per il rispetto dei ruoli e degli impegni sia dell’azienda che del governo.

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