Per la terza settimana consecutiva, i lavoratori portoghesi sono scesi in piazza. Ancora una volta per chiedere, sotto il palazzo della Repubblica, il rispetto della costituzione e della sovranità popolare, nel giorno in cui il Parlamento vota la proposta di Bilancio dello Stato per il 2014 che prevede tagli massacranti su tutti i settori.
Ieri sindacato e movimenti politici, principalmente organizzati dal neo comitato “Que se lixe a troika”, hanno presidiato la piazza della Repubblica a Lisbona. Per un Paese religioso come il Portogallo dover lavorare anche il 1° novembre a causa dei tagli effettuati dal governo ad alcune feste nazionali è un duro colpo da digerire. Ieri la CGTP ha iniziato la sua staffetta verso la contrattazione col governo Coelho, per la rinegoziazione del debito, l’aumento degli investimenti sulla produttività e sul settore pubblico, sull’istruzione e sulla sanità e sui servizi sociali, e la promozione di una politica fiscale che favorisca il lavoro e non il grande capitale. Continua la programmazione degli scioperi previsti per tutto il mese di novembre, da parte dei dipendenti pubblici, contro il taglio del 20% dei salari, dei trasporti e della sanità, e da parte dei lavoratori del settore privato, contro il blocco del contratto nazionale di lavoro, l’aumento del precariato, la diminuzione delle pensioni minime.
Intanto il disagio sociale aumenta. L’altroieri nel quartiere popolare Lagarteiro di Porto decine di famiglie si sono viste staccare elettricità ed acqua perché impossibilitate a pagare le bollette. Si tratta, ovviamente, di famiglie sotto tutela dei servizi sociali, per lo più disoccupati e invalidi. Se questa è la risposta del mercato (e dello Stato) alle necessità e ai bisogni primari della popolazione, è chiaro che la risposta organizzata dei lavoratori non tarderà ad arrivare. Que se lixe la Troika fa ampia diffusione di testi e notizie su Facebook e sui giornali locali ed è presente nelle mobilitazioni di piazza. Sempre ieri a Porto un presidio davanti alla sede dell’EDP, la società di fornitura dell’energia elettrica, ha espresso solidarietà alle famiglie colpite dai distacchi. “Siamo qui in solidarietà con le persone alle quali l’EDP ha tagliato l’energia elettrica a Lagarteiro ma non solo, perché questo sta accadendo un po’ ovunque in città. La gente deve scegliere, o mangiare o pagare la luce" ha dichiarato la portavoce del gruppo di manifestanti.
Ma il governo ha recentemente appesantito la già dura batosta, dichiarando l’intenzione di voler proseguire con la ‘riforma’ della Costituzione, per introdurre la legge sul pareggio di bilancio che legherebbe il Paese a una costante politica di “sacrifici”, macelleria sociale e svendita di patrimonio pubblico per rispettare i parametri imposti dall’Unione Europea. Se questo avverrà, la proposta del comitato ‘Que se lixe a troika’ di chiedere il referendum potrebbe diventare campagna nazionale, e forse, un esempio per tutti i popoli del versante sud dell’Europa, per ripristinare la sovranità nazionale del popolo e la difesa degli interessi dei lavoratori a dispetto degli interessi delle banche, nazionali o europee che siano.
A Lisbona, nel corso della protesta che ha coinciso con la paralisi della città grazie allo sciopero del trasporto metropolitano, una ventina di manifestanti sono riusciti a interrompere la seduta del Parlamento agitando cartelli e gridando “Assassino” mentre era in corso il discorso del primo ministro Coelho che ha preceduto il voto sulla proposta di Bilancio per il 2014, successivamente approvato con larga maggioranza. Soffocata invece la polemica sulla decisione del parlamentare di maggioranza (CDS-PP, destra) Rui Barreto, di votare contro il Bilancio dello Stato. “E’ una questione di partito” ha replicato il portavoce “e non ha nulla a che fare con la stabilità del governo”.
Il sindacato, alla fine della manifestazione, ha lanciato un'altra grande giornata di mobilitazione prevista per il 26 novembre prossimo, data della prossima votazione del Bilancio in parlamento. “Se il voto avverrà quel giorno, noi saremo in piazza quel giorno, per combattere ancora questo bilancio e questo governo”.
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