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12/10/2018

L’Euro, l’UE, l’Italia e il Mondo grande e terribile

Davvero lascia sconcertati che nelle televisioni nazionali l’attualità politica ed economica sia monopolizzata da un non sense come il risultato delle previsioni econometriche scritte dal governo nel cosiddetto Def che è null’altro che un documento previsionale che lascia il tempo che trova. Basta guardare il medesimo documento degli ultimi dieci anni per vedere che non ne hanno mai azzeccato una.

E allora può essere che una crisi che potrebbe risultare enorme sia causata da un numeretto che da sempre è scritto sulla sabbia? Io direi di no. Ed è ora che tutti, laicamente, usciamo da queste comode gabbie mentali e da queste narrazioni tossiche e infantili.

Vediamo la concatenazione degli eventi significativi:

1) Trump vince le elezioni in USA e dichiara di avere come cardine del proprio progetto politico ed economico l’assunto che gli USA non sono più disponibili ad acquistare le eccedenze produttive del resto del mondo. In altri termini non sono più disponibili a farsi invade da merci straniere accettando la distruzione del loro tessuto produttivo e di avere sostanzialmente 100 milioni di disoccupati. Questo significa che nazioni che vivono di export – segnatamente la Germania e la Cina – dovranno cambiare modello economico; la Cina in parte si è attivata subito. La Germania non potrà che subire enormi perdite e probabilmente una crisi economica inaudita e infatti è più recalcitrante.

2) La Gran Bretagna abbandona la UE, e non venitemi a raccontare la fola che sono stati “gli ignoranti” a volerlo. Le tv e i giornali popolari che hanno montato la campagna e la rabbia anti UE e dove si abbeverano i cosiddetti “ignoranti” sono di proprietà della alta borghesia britannica. Se ne vanno e rinsaldano i legami con gli USA evidentemente reputano incompatibile la permanenza nella UE e l’amicizia con gli USA.

3) La Francia rinsalda l’asse Parigi-Berlino: accettando di partecipare al nascente esercito europeo. Ma perché non c’era già la Nato? A che serve un esercito europeo indipendente? E non venitemi a raccontare che serve per abbattere i costi. Gli eserciti servono innanzitutto a sparare.

4) Il Ministro degli Esteri tedesco Maas dichiara che la UE (leggi la Germania che la monopolizza) aspira ad un ruolo da player mondiale. L’UE inoltre dice di voler creare un sistema alternativo a quello dei pagamenti interbancari (SWIFT) americano per bypassare le sanzioni USA all’Iran.

5) In Italia vince una coalizione euroscettica e in parte antieuro legata anche al guru americano Bannon già ideologo di Trump. Le posizioni di questo governo, sebbene a parole accomodanti, con la UE sono nei fatti conflittuali.

6) Le aziende statali italiane fanno strane scelte fuori dall’EU: Leonardo si allea con cinesi e russi per produrre un aereo civile da 280 posti (per la felicità della franco tedesca Airbus); ENI si allea con la britannica BP per riprendersi il petrolio libico tagliando fuori la Total francese; AgustaWestland si allea con la Boeing per prendersi un appalto miliardario con l’esercito USA per una fornitura di elicotteri. Sarà un caso, ma abbiamo fatto sempre scelte extra UE.

7) L’Italia invia un contingente in Niger – feudo francese – assieme agli USA. Immagino a Parigi saranno contenti.

Ho fatto alcuni esempi, ma altri potrei farne. Ridurre tutto a 0,5 punti di pil sulle previsioni di spesa del DEF mi pare una narrazione accettabile solo da persone mentalmente pigre o da persone affette da cretinismo econometrico.

Molto altro non c’è da dire, se non che siamo usciti dalla bambagia di settanta anni di pace e sicurezza per entrare nel gioco di quello che Gramsci chiamava “il mondo grande e terribile”.

Già, terribile, perché bisogna fare delle scelte e ogni scelta comporta un costo che potrebbe essere molto alto. La mia generazione non c’era abituata e neanche tutte quelle post guerra. Eravamo sempre i buoni e sempre i più forti, quando capitava qualcosa pagavano sempre gli altri (Jugoslavia, Ucraina, Siria, Libia ecc.).

Questa volta non sappiamo chi sono i buoni e non sappiamo chi vincerà (e diventerà buono quando si prenderà la vittoria); ogni scelta comporta un rischio e la possibilità di errore.

Questo è il tema. Il resto sono chiacchiere e narrazioni infantili.

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