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13/01/2019

B61–12, qui in Italia


Sembra il nome di una vitamina.

Invece è una bomba nucleare di nuova generazione, con potenzialità distruttive dieci volte superiori a quelle sganciate su Hiroshima e Nagasaki.

Il pensiero va immediatamente alla Corea del Nord e all’arsenale nucleare di Kim Jong-un, oppure all’Iran e all’arsenale nucleare di Rouhani, più esposti mediaticamente di quanto non lo siano USA, Israele, Cina, Russia, Francia, Pakistan, Regno Unito, India.

Sciaguratamente non dobbiamo fare troppa strada.

A quanto pare fino ad oggi abbiamo consentito che sul nostro territorio, e precisamente ad Aviano e Ghedi, gli Usa “parcheggiassero” ben settanta bombe B61 che devono essere sostituite da altrettante B61–12.

Nonostante l’Italia abbia sottoscritto il Trattato di non proliferazione nucleare e, in virtù di quel Trattato non possa avere armi nucleari sul proprio territorio, in violazione dei nostri impegni internazionali, consentiamo che gli USA ci trattino come se fossimo la loro dependance dove alloggia la propria servitù.

In caso di conflitto, di sicuro saremmo oggetto di rappresaglie, proprio per distruggere gli arsenali nucleari che ospitiamo.

E se questa “ospitalità nucleare” è diretta conseguenza della adesione alla NATO, uscirne è forse il modo più coerente per applicare l’articolo 11 della nostra Costituzione.

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