03/02/2019
Francia - Atto XII
Per il dodicesimo sabato consecutivo dal 17 novembre, le strade dell’Esagono sono state investite dalla “marea gialla”.
L’atto XII è stato caratterizzato dalla denuncia delle violenze poliziesche e dalla richiesta di messa al bando delle differenti “armi non letali” utilizzate dalle forze dell’ordine d’Oltralpe.
Le persone ferite in maniera grave da questi dispositivi “intermedi”, dall’inizio della protesta, sono state circa un centinaio, ed in questi due mesi sono state ferite più persone che nei vent’anni precedenti.
Una cifra che dà sola da il quadro dell’inedito assoluto dell’attuale mobilitazione.
Se la violenza poliziesca, fino allo scoppio del movimento dei Gilets Jaunes, aveva riguardato solo attivisti politico-sindacali, abitanti delle periferie e cittadini francesi dei Territori d’Oltre Mare o della Corsica, ora investe tutti coloro che hanno dato vita alle mobilitazioni, stimolando una presa di coscienza ampia dell’opinione pubblica, mentre Macron e il suo entourage negano sistematicamente la militarizzazione evidente del conflitto sociale e le sue conseguenze.
Le armi che hanno provocato feriti gravi (perdita della vista, amputazioni, fratture al volto), un morto e diversi ricoverati in stato comatoso, sono di tre tipi: le LBD 40, che sparano pallottole di gomma di 40 mm di diametro, hanno 50 metri di raggio balistico, con una precisione di tiro ottimale attorno ai 30 metri, possono causare lesioni significative sotto i 10 metri; le granate stordenti e dispersive GLI-F4, che contengono 25 grammi di esplosivo TNT (tritolo!) e 10 grammi di lacrimogeno che vengono lanciate a mano, e producono un boato da 165 decibel fino a 5 metri; le granate di dis-accerchiamento GMD, che producono esplodendo 165 decibel e proiettano 18 palle di gomma semi-rigida a 126 km/h all’interno di un raggio di efficacia massimale di 10 metri.
Le cifre ufficiali fornite dal governo al 31/1/2019 parlano di 1.900 feriti, 7.000 fermi per interrogatori (di cui 2.415 nella sola Parigi), 1.000 condanne, 243 segnalazioni al IGPN (“la polizia della polizia”), 9.228 tiri di LBD e 1200 feriti tra le forze dell’ordine.
Dei manifestanti feriti, 168 lo sono stati alla testa, nonostante nelle disposizioni di utilizzo fornite insieme alle armi sia fatto espresso divieto di mirare al volto.
Riprova: nessun poliziotto è stato fino ad ora fatto oggetto di alcun provvedimento!
Questa settimana il Consiglio di Stato non ha accolto la richiesta di messa al bando di queste armi, nel mentre Castaner – ministro dell’Interno – ne ha difeso la “necessità”.
Parigi è stata uno degli epicentri della mobilitazione che ha visto sfilare alla testa del corteo – chiamato unitariamente dalle tre figure di spicco del movimento: Priscilla Ludosky, Eric Drouet e Maxime Nicolle – una trentina di persone gravemente ferite dalla polizia protette da un cordone di sicurezza, in una manifestazione a cui hanno tra l’altro partecipato il Comitato Verità per Adama – deceduto all’età di 24 anni, durante un interrogatorio il 19 luglio del 2016, nei locali della gendarmerie della Val-d’Oise – e il collettivo Dersarmons-les, creato nel 2014.
Il Comité La vérité pour Adama ha sfilato con uno striscione dedicato a Zineb Redouane, ferita a Marsiglia da una granata lacrimogena mentre tentava di chiudere le finestre di casa e deceduta all’ospedale il 2 dicembre.
Macron, non a caso in Egitto, è riuscito a negare l’evidenza dicendo che nessuna persona era stata uccisa dalla polizia!
Tra gli organizzatori della “marcia bianca” c’era Antonio Barbetta, ferito gravemente il 24 novembre da una granata GLI-F4, e tra i partecipanti Robin Pagès, che è stato mutilato ad un piede il 15 agosto 2017 durante una manifestazione a Bure sui rifiuti nucleari, e Antoine Boudinet, un giovane di 26 che si è visto amputare una mano da una granata GLI-F4, l’8 dicembre a Bordeaux.
Senza dimenticare Jérôme Rodrigues, figura di spicco del movimento, ferito gravemente all’occhio lo scorso sabato.
La vita di queste persone, come di tutti i feriti, è cambiata radicalmente, spesso per l’impossibilità di proseguire il proprio percorso professionale, o per dover cambiare radicalmente la propria condotta di vita a causa delle menomazioni, con la gestione non facile di un trauma subito e le conseguenze nei rapporti familiari.
Alle 4 del pomeriggio di ieri, una stima prodotta dai media indipendenti indicava in 13.800 persone i partecipanti al corteo della capitale (che saranno poi oggetto di violente cariche a piazza della République), contro 10.500 dichiarati dalla Prefettura.
Come al solito numerosi cortei si sono svolti in tutta la Francia. A Valence, il corteo regionale ha visto più di 5.000 partecipanti che sono state ad un certo punto “gasati” da una pioggia di lacrimogeni (come a Strasburgo), mentre l’AFP conta 4000 persone a Bordeaux ed un migliaio a Montpellier.
Tolosa si è dimostrata anche questo sabato uno degli epicentri della protesta, e le immagini del Boulevard da cui alcuni hanno effettuato le riprese non danno la possibilità di vedere né la testa né la coda del corteo, tanto era lunga la marea umana che ha attraversato la città.
Una delle più importanti mobilitazioni si è svolta a Marsiglia, che ha avuto al centro delle rivendicazioni la tematica del disagio abitativo e di una ampia piattaforma elaborata da un largo schieramento di forze che dal crollo del 5 novembre hanno costruito una mobilitazione permanente, che chiede tra l’altro a gran voce le dimissioni del sindaco, appartenente a LR (destra).
L’atto XII è stata la naturale premessa dello sciopero generale che si svolgerà giovedì 7 febbraio – promosso da CGT e Solidaires – appoggiato da NPA, France Insoumise e PCF e che numerosi esponenti di spicco dei GJ vorrebbero trasformare in “sciopero generale indeterminato”.
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