Uno studio pubblicato sul Sole
24 Ore (sì, il giornale di Confindustria) spiega la totale
anti-economicità dell'Alta velocità. E sulla Torino-Lione: "Se il
nostro vicino fosse la Gran Bretagna non sarebbe mai fatta"
A
poco più di sei anni dall'inaugurazione della prima tratta ferroviaria
ad alta velocità – la Roma-Napoli – arriva un primo tentativo di
valutazione economica a posteriori del complesso di investimenti degli
ultimi 20 anni sulle linee Av. Lo studio di Paolo Beria e Raffaele Grimaldi, del Politecnico di Milano («An early evaluation of italian high-speed projects») dà una prima valutazione ex post dei progetti realizzati, sottolineandone «i successi e le potenzialità ancora inespresse – dicono gli autori – ma anche le significative criticità». Un tentativo importante visto che «l'investimento nella rete Av, interamente a carico dello Stato, è stato affrontato sulla base di valutazioni estremamente deboli e senza stime pubbliche e dettagliate della domanda attesa».
Lo
studio analizza in primo luogo offerta e domanda dei servizi Av: la
prima è rappresentata dai servizi di Trenitalia (le varie Frecce); la
domanda viene stimata sui dati disponibili forniti dalla stessa
Trenitalia (su base aggregata), applicando poi a questi un modello
"gravitazionale" (basato principalmente sulle popolazioni dei centri
toccati) per ripartirli fra le varie tratte. Per un'analisi
costi/benefici vengono poi esaminati i costi di costruzione e di
gestione, meno il valore finale atteso dell'infrastruttura; i guadagni
sono dati dai minori tempi di collegamento e dal risparmio sui costi
operativi delle linee tradizionali. Tra i benefici indiretti (non
considerati nella valutazione costi/benefici) gli autori citano il
possibile spostamento di utenza da altri mezzi di trasporto al treno e
la maggiore disponibilità di tracce per altri tipi di servizi sulle
vecchie linee, anche se per questo ultimo aspetto «i maggiori problemi
di capacità sono nei nodi urbani, e le linee Av non li hanno risolti».
Vediamo i saldi stimati tra costi e benefici: nel caso migliore – quello della Milano-Bologna
– la domanda necessaria a giustificare l'investimento sarebbe di 8,9
milioni di passeggeri l'anno, contro una stima degli autori della
domanda 2010 tra 5,9 e 7,2 milioni; nel caso peggiore, quello della Milano-Torino,
per pareggiare i conti servirebbero 14,2 milioni di passeggeri a
fronte degli 1,2-1,5 stimati per il 2010.
La conclusione degli autori è
che «i risparmi di costo e di tempi di trasporto non giustificano
l'investimento per nessuna delle tratte considerate (Torino-Milano,
Milano-Bologna, Bologna-Firenze e Roma-Napoli) tranne, nel caso più
ottimistico, la Milano-Bologna». Questa tratta e la Bologna-Firenze, secondo gli autori, «potrebbero raggiungere un saldo positivo considerando i benefici economici indiretti».
Di conseguenza – e tenendo conto anche della tratta preesistente
Firenze-Roma – non è complessivamente negativo il giudizio sull'intera
tratta Milano-Roma. Il saldo sembra invece «negativo» per la Roma-Napoli e «molto negativo» per la Milano-Torino.
Per quanto riguarda quest'ultima linea, gli autori ipotizzano che (costi di costruzione a parte) la linea avrebbe potuto essere più sfruttata se costruita con standard non-Av,
ovvero quelli simili alla "vecchia" direttissima Roma-Firenze,
permettendo anche un utilizzo per servizi intermedi fra le due città.
Tra Roma e Napoli invece pesa secondo Beria e Grimaldi l'estensione
delle due metropoli, che per le relazioni tra due punti qualsiasi delle
due aree urbane vanifica in parte i guadagni di tempo ottenuti con
l'Av. Il debutto dell'operatore privato Ntv, previsto per quest'anno,
aumenterà l'offerta e potrebbe avere un effetto positivo anche sulla
domanda.
Lo studio si conclude con una valutazione – con la stessa
metodologia – delle future estensioni della rete Av.
Gli autori ricordano che il programma delle infrastrutture strategiche «non fa alcun riferimento alla domanda attuale o prevista e manca di considerazioni costi/benefici».
Le linee considerate sono Treviglio-Padova (parte della Milano-Venezia), tunnel del Brennero, Torino-Lione, Terzo valico dei Giovi, Napoli-Bari e Venezia-Trieste. «Per
tutte le linee – scrivono Beria e Grimaldi – sono previsti pesanti
incrementi della domanda, spesso pari al raddoppio del traffico
passeggeri e il quintuplicamento del traffico merci. Presi non loro
complesso, questi trend appaiono molto ottimistici e in contrasto con la
stabilità degli andamenti pre-crisi».
La linea
Napoli-Bari appare debole da ogni punto di vista: pochi passeggeri,
poche merci, risparmi di tempo limitati; gli autori suggeriscono che un
raddoppio e modernizzazione della linea attuale sia più appropriato.
Il tunnel Torino-Lione è quello per cui le previsioni sono più ottimistiche: «Difficile da giustificare, dato il calo continuo dei traffici negli ultimi 10 anni».
«Se
il nostro vicino fosse stata la Gran Bretagna e non la Francia – dice
Beria – il nuovo tunnel non verrebbe mai fatto» poiché gli inglesi sono
molto più attenti all'analisi dei costi e benefici dei progetti. La
domanda attesa è «realisticamente elevata» per la Milano-Venezia, ma
attenzione, ricordano gli autori: «Traendo lezione dagli errori
commessi per la Milano-Torino, la Milano-Venezia dovrebbe essere
costruita con maggiore attenzione ai collegamenti a medio raggio, con
un modello tedesco o svizzero, senza necessariamente puntare alla
massima velocità».
Fonte.
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