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12/07/2018

Tagliano le pensioni, non la Fornero

“Aboliremo la Fornero!”. Il grido di battaglia elettorale di Lega e Cinque Stelle, una volta arrivati al governo si va “leggermente” stemperando.

A guardare bene lo si potrebbe declinare in un più minaccioso “aboliremo le pensioni!”. Un po’ alla volta, non in un colpo solo, ma la via sembra tracciata. Non è nuova: si chiama “emergenza” e col tempo diventa “strutturale”, come con le leggi di polizia.

Mentre Luigi Di Maio si fa bello con il decreto sui vitalizi dei parlamentari, portato finalmente in Commissione e quindi all’esame del Parlamento, escono fuori due rilievi fondamentali:

a) i vitalizi in questione riguardano un numero limitato di ex parlamentari, visto che sono già stati aboliti con la riforma entrata in vigore il 1 gennaio del 2012. Di cosa stiamo parlando, allora? Degli assegni che vengono pagati mensilmente a chi è stato membro del Parlamento prima di quella data; ossia di una platea ridotta, piuttosto anziana e sottoposta al normale logorio della fisiologia umana (insomma: ne muoiono un tot ogni anno). Intervenire retroattivamente sulle leggi che regolano quegli assegni si può anche fare, ma si sa già che sarà molto probabilmente annullata dalla Corte di Cassazione in base all’ovvio principio giuridico per cui nessuna legge può avere effetti retroattivi (altrimenti potresti essere processato, in futuro, per aver fatto qualcosa che oggi non è considerato reato dalle leggi ora esistenti!);

b) porterà comunque pochissimi soldi in cassa (circa 40 milioni l’anno), quindi non coprirà alcun costo dell’eventuale modifica della legge Fornero.

Tolto l’elemento simbolico dei vitalizi, per il governo grillin-leghista c’era dunque la necessità di fare un po’ più di cassa con una misura che possa sfuggire alla tagliola della Consulta. Pensa che ti ripensa, alla fine la fantasia fascio-democristiana ha partorito l’ennesimo trucco: un “contributo di solidarietà” da imporre alle “pensioni d’oro”.

I problemi contabili sono però insormontabili, anche a giudizio dell’esperto di pensioni – Alberto Brambilla – messo lì dalla Lega in attesa di sostituire Boeri alla presidenza dell’Inps.

Vale la pena di seguire i suoi calcoli: “Abbiamo calcolato che se si considera il tetto dei 5.000 euro netti mensili le risorse ottenute sarebbero tra i 100 e i 120 milioni. Ma anche se, come sembra ormai orientato a fare Luigi Di Maio, il tetto scendesse a 4.000 euro netti, si otterrebbero 180-200 milioni. Mentre nella peggiore delle ipotesi il contributo di solidarietà vale un miliardo, nella migliore delle ipotesi si potrebbero anche superare i due miliardi”.

Insomma, a tassare un po’ le pensioni più ricche (quelle faraoniche sono pochissime...) non ci si ricava molto, e sicuramente molto meno di quel che servirebbe a mettere in pratica la già deludente “quota 100” con minimo 41 anni di contributi.

Cosa ti inventano a questo punto? La cosa più semplice: imporre il “contributo di solidarietà” a tutti i pensionati, anche quelli al minimo (intorno ai 500 euro mensili). E’ il trucco più vecchio del mondo, in fondo: i poveri sono tanti, anche se si toglie loro una briciola (lo 0,35% della pensione) il totale diventa subito rilevante. Quanto? Tra uno e due miliardi di euro, che non basterebbero lo stesso, ma insomma danno un bel gettito.

Perché il “contributo di solidarietà”, al contrario dell’abolizione dei vitalizi, non sarebbe incostituzionale? Perché è una “misura temporanea”, di emergenza, revocabile... Un po’ come la “tassa per l’Europa” del primo governo Prodi. Certo, uno potrebbe chiedersi “a chi” andrebbe la solidarietà, visto che verrebbero tassati tutti; ma sono dettagli per menti fine, mica per un governo di questa fatta...

Spero che invece venga in mente anche a voi la stessa domanda: ma come si fa a finanziare con un prelievo una tantum una “riforma della Fornero” teoricamente eterna? Rinnovandola ogni anno, come le tasse per i vari terremoti (paghiamo ancora, sembra, quella per il terremoto di Messina del 1908!)...

Tiriamo le somme, a questo punto. Abolire la Fornero “non si può”, altrimenti i mercati e la Troika fanno sentire le zanne e volare lo spread sul debito pubblico. Ridurre di un po’ le pensioni davvero ricche è inutile (e probabilmente incostituzionale). L’unica soluzione diventa ridurre tutte le pensioni, facendo finta di farci un favore...

Sono come sempre geniali, i truffatori all’italiana!

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