Il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, tiene il punto e fa sapere che non intende recedere dalla sua posizione contro l’applicazione del decreto sicurezza, convertito in legge: “Non arretro, non c’è motivo di arretrare. Il comportamento del governo è eversivo, non siamo un modello ma solo l’esempio di come si debba rispettare la Costituzione”, ha dichiarato in una intervista radiofonica sottolineando come la reazione del ministro dell’Interno Matteo Salvini “dimostra il degrado della cultura politica”.
“Io ho assunto una posizione che non è né di protesta, né di disubbidienza, né di obiezione di coscienza. Ho assolto alle mie funzioni istituzionali di sindaco, l’ho fatto in modo formale il 21 dicembre, senza fare alcun comunicato” ha detto Orlando, “Siamo in presenza di un provvedimento che rende coloro che hanno un regolare permesso di soggiorno ad essere dall’oggi al domani senza diritti”. E “tutto questo è in palese violazione dei diritti costituzionali”, quindi “è dovere di un sindaco non scaricare sui dipendenti comunali la responsabilità, per questo ho disposto per iscritto di sospendere l’attuazione di questo decreto, perché siamo in presenza di una violazione di diritti umani che non sono poi risarcibili”.
Anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris ha preso posizione contro il Decreto sicurezza. “Da quando amministriamo Napoli – ha detto De Magistris – abbiamo sempre e solo interpretato le leggi ordinarie in maniera costituzionalmente orientata. Noi continueremo a concedere la residenza e non c’è bisogno di un ordine del sindaco o di una delibera perché in questa amministrazione c’è il valore condiviso di interpretare le leggi in maniera costituzionalmente orientata e là dove c’è un dubbio giuridico, un’interpretazione distorta o una volontà politica nazionale che tende invece a violare le leggi costituzionali o a discriminare in base a un motivo di tipo razziale, noi non possiamo che andare in direzione completamente opposta rispetto a questo diktat proveniente da Roma”.
In modo diversamente articolato hanno espresso una posizione simile anche i sindaci di Parma (Pizzarotti) e di Firenze (Nardella). Il 4 dicembre scorso il Consiglio Comunale di Roma aveva approvato una mozione nella quale intendeva “chiedere al ministro dell’Interno e al governo di aprire un confronto istituzionale con Roma e le città italiane al fine di valutare le ricadute concrete di tale decreto sull’impatto in termini economici, sociali e sulla sicurezza dei territori”.
A metà dicembre erano stati invece i Prefetti, cioè i rappresentanti del governo nelle città, a dare una interpretazione più diluita della circolare del Ministero degli Interni sugli sgomberi dei luoghi occupati dai migranti. Con una motivazione semplice: la massa di migranti cacciati dai centri o dalle residenze di fortuna non potendo essere rimpatriati né in pochi né in molto giorni, finiscono effettivamente per strada. Dormendo dove capita, guadagnandosi da mangiare in mille modi diversi (dal lavoro nero al commercio di strada, dalla questua alla prostituzione, dai semafori al piccolo spaccio), diventando quindi molto più visibili e perciò “preoccupanti” agli occhi della popolazione magari convinta dalla fanfaronate di Salvini.
E proprio la reazione del ministro degli Interni per ora sembra rabbiosa ma consapevole della differenza tra una legge acchiappa-consensi e la realtà delle cose. Salvini si è limitato a commentare: “Come hanno pensato di aprire l’anno nuovo alcuni sindaci, guardacaso di sinistra? Dicendo non applicheremo il decreto sicurezza approvato dal Parlamento, dal governo e firmato dal presidente della Repubblica. Hanno applaudito il discorso di Mattarella, che a me peraltro è molto piaciuto, e contestano un decreto firmato e promulgato dallo stesso presidente della Repubblica. Per loro è un decreto disumano e criminogeno”. Ed ha aggiunto un po’ più minacciosamente che: “I sindaci ne risponderanno legalmente”. Ed effettivamente il Ministero degli Interni ha tutti gli strumenti per destituire o imporre provvedimenti dello Stato ai sindaci.
Ma questi ultimi, i sindaci, hanno già detto che proprio questo stanno facendo, ma attraverso le leggi costituzionali ancora vigenti.
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