La pandemia da coronavirus che sta flagellando il mondo e l’Italia ha il pregio di mettere a nudo talune fondamentali storture di un sistema, quello capitalistico-liberista, che secondo me va abolito al più presto per garantire all’umanità un futuro.
Alcuni esempi.
In primo luogo va denunciato come la creazione di focolai e la diffusione dei virus siano legati alla distruzione degli habitat naturali attuata in tutti questi anni dal capitalismo predatorio. Un interessante articolo di Sonia Shah su Le Monde diplomatique ci informa, fra l’altro, che il lavoro del programma statunitense Predict ha consentito di individuare “più di 900 virus
legati all’estensione dell’impronta umana sul pianeta, compresi ceppi
di coronavirus precedentemente sconosciuti paragonabili alla Sars”.
Ovviamente il programma in questione è stato abolito da Trump che ha
pure chiuso, secondo la denuncia proveniente da MoveOn, l’ufficio competente alle risposte contro le pandemie.
Viene inoltre in evidenza la follia del sistema economico basato sul
liberismo, responsabile fra l’altro della devastazione dei sistemi
sanitari in Italia e nel resto del mondo. La denuncia del presidente
della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, Giovanni Leoni, pare estremamente chiara quando informa che gli investimenti per la salute e i posti-letto nel nostro Paese sono del tutto insufficienti.
Ciò si deve alle demenziali politiche neoliberiste seguite dagli
amministratori a tutti i livelli, dal governo nazionale a quelli
regionali a quelli locali. Il vangelo neoliberista del contenimento
della spesa pubblica e delle privatizzazioni ha indebolito il sistema immunitario del nostro Paese come di altri.
E qui occorre fare i conti con le altrettanto demenziali politiche
europee, ben impersonate di questi tempi da un personaggio apocalittico
come Christine Lagarde. L’Europa è nelle mani di
irresponsabili legati a filo doppio alle lobby finanziarie. Ecco perché,
come messo in queste ore in evidenza dall’economista Vasapollo e dal
filosofo Cacciari, il virus rappresenterà probabilmente la pietra tombale definitiva
su queste istituzioni europee, da sostituire con altre ispirate a una
logica totalmente differente, fermo restando che l’esigenza di
coordinare le scelte e integrare gli sforzi continuerà a porsi con
sempre maggiore intensità, a livello europeo.
Del resto occorre notare come già oggi determinati articoli del Trattato sul funzionamento dell’Unione
(122, 168, 222 ed altri) prevedano azioni comuni e assistenza agli
Stati colpiti ma vengano applicati in modo palesemente insufficiente.
Anche sul piano dei rapporti internazionali occorre procedere a un
riorientamento dell’Italia e dell’Unione europea nel suo complesso,
tenendo conto dell’enorme peso che sta acquistando la Repubblica
popolare cinese, ben evidenziato da Massimo Cacciari.
Un altro elemento di debolezza dell’attuale sistema, che va superato, è poi costituito dalla fragilità dei diritti dei lavoratori,
oggi vittima non solo del contagio ma anche delle pretese vessatorie di
padroni e capetti. Come denunciato dallo stesso sindaco di Bergamo,
la protervia padronale nel tenere aperte le fabbriche, anche non
produttrici di beni di prima necessità, ha contribuito in modo decisivo
ad estendere l’epidemia.
Oggi assistiamo a richieste abusive di prendere ferie e congedi straordinari
fatte in modo ricattatorio ai lavoratori e alle lavoratrici
specialmente delle piccole aziende che operano nei settori del
commercio, del turismo e dei servizi. Per non parlare di casi-limite
come quello di Zetema, azienda privata che amministra il patrimonio
culturale romano, dove, come denunciato dal Fatto, i lavoratori
sono costretti a recarsi in ufficio nonostante si tratti di prestazioni
che potrebbero essere erogate anche da casa e che comunque sono fortemente ridotte a causa dell’epidemia.
Purtroppo in tutti questi casi anche i sindacati
evidenziano i loro limiti dovuti all’abitudine di cogestire il sistema
troppo spesso in connivenza con le esigenze e richieste padronali. È
invece necessaria una ripresa di protagonismo dal basso da parte dei
lavoratori che hanno tutto il dovere di rifiutarsi di continuare a
svolgere mansioni di carattere non essenziale o, anche nel caso di servizi o produzioni di interesse fondamentale, senza le necessarie misure di sicurezza.
E vanno lodati ed estesi i momenti di denuncia delle prevaricazioni dei
diritti dei lavoratori e dei veri e propri attentati alla salute
pubblica che possono conseguirla, come il telefono rosso approntato da Potere al Popolo.
Devastazione ambientale, devastazione del sistema sanitario,
compressione dei diritti dei lavoratori. Sono solo alcuni esempi, ed
altri potrebbero essere fatti, che rivelano quanto patogeno
sia l’attuale sistema. È giunto quindi il momento di abolirlo, tenendo
conto anche del fatto che, una volta domata, come ci auguriamo,
l’epidemia, l’esigenza di superare i vincoli e le storture indotte dal
sistema capitalistico ad orientamento neoliberista, specie nella sua
versione europea, si porrà con ancora maggiore nettezza. E che potremo tornare a circolare nelle strade e nelle piazze.
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