Al civico obitorio dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Milano in via Ponzio, alle 7 del 30 aprile, il professor Caio Mario Cattabeni, sotto la sorveglianza del partigiano prof. Pietro Bucalossi (generale medico “Guido”) effettuò l’autopsia sul solo corpo di Mussolini, mentre non venne toccata la Petacci.
L’autopsia riscontrò sul cadavere sette fori di proiettile in entrata e sette fori in uscita sicuramente prodotti in vita e sei fori successivi alla morte. Individuò come causa mortis la recisione dell’aorta da parte di un proiettile. L’autopsia, scrisse poi Cattabeni, fu eseguita, “in condizioni di tempo e di luogo del tutto eccezionali, entro una sala anatomica dove facevano irruzione ogni tanto, per l’assenza di un servizio armato d’ordine pubblico, giornalisti, partigiani e popolo“.
Alcuni estratti del Referto autoptico:
“La salma è preparata sul tavolo anatomico priva di indumenti. Pesa kg. 72. La statura non può misurarsi che per approssimazione in m.l. 1,66, data la cospicua trasformazione traumatica del capo (l’ex duce risultava alto m. 1,69, ndr). L’enecefalo, asportato nelle parti residue, è stato fissato in liquido formolico per successivo esame anatomico ed istopatologico. Un frammento di corteccia è stato concesso su richiesta dell’Ufficio di Sanità del Comando della V Armata (Calvin S.Drayer) al Dr. Winfred H Overholser dell’Ospedale Psichiatrico di S. Elisabetta a Washington.”
Prima e dopo l’autopsia furono scattate numerose fotografie. Esse non sono qui riportate, tranne una, in quanto non necessarie a questa cronaca. I corpi vennero poi deposti entro casse di legno, usate come bare: anche su questo vi è ampia documentazione fotografica in rete.
Il 9 giugno il colonnello Charles Poletti, Governatore Militare della Lombardia per l’Amministrazione Militare Alleata, richiese due copie autenticate del referto dell’autopsia da consegnare al console americano a Lugano, incaricato di redigere un rapporto ufficiale sugli ultimi giorni di vita di Mussolini.
I rilievi autoptici più affidabili, fatti in riesame completo a posteriori, partendo dall’autopsia del prof. Cattabeni e basati anche sulla rigidità del corpo dell’ex duce in Piazzale Loreto [36], indicano un orario del decesso non anteriore alle 16.00-16.30 del giorno precedente, e non al mattino, confermando la versione dei fatti di Walter Audisio e le altre simili.
Quando, dopo molte traversie, la salma venne tumulata a Predappio nel 1957, anche il cervello, che era stato prelevato durante l’autopsia e conservato in formalina nell’Istituto di medicina legale di Milano viene restituito e tumulato con gli altri resti.
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Fig. 38. Documenti riguardanti l’autopsia di Mussolini, in particolare la richiesta da parte degli USA di un campione del cervello. |
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Fig. 39. Istituto di Medicina Legale, Milano. Ci si accinge all’autopsia di Mussolini, 30 aprile 1945. |
Appendice (Carteggio Churchill-Mussolini)
Il “carteggio Churchill-Mussolini” era costituito da lettere e documenti, in originale o “brutte copie”, scambiate nel 1940 fra i due, che Mussolini aveva portato con sé fuggendo da Milano il 25 aprile e che custodiva personalmente al momento della cattura il 27: due borse di cuoio, con i 350 documenti più riservati, fra cui il carteggio.
Nell’immediato dopoguerra, Churchill in persona e i servizi segreti britannici riuscirono con successo a recuperare gli originali e gran parte delle copie del carteggio. Pertanto, tale documentazione è tuttora inaccessibile.
La sera del 27 le borse furono depositate presso la filiale della CARIPLO di Domaso dal partigiano Urbano Lazzaro “Bill”. Successivamente furono affidate al parroco di Gera Lario, don Franco Gusmeroli, che li nascose nella cripta della chiesa. Infine, pervennero al comando del CVL di Como. Il 4 maggio 1945 tutto il materiale, a cui erano stati uniti altri documenti di Mussolini provenienti da una terza borsa sequestrata a Marcello Petacci e consegnati da Aldo Lampredi al comando comasco, furono esaminati da una commissione formata, tra l’altro, dal segretario della Federazione comunista locale, Dante Gorreri e dal nuovo prefetto di Como, Virginio Bertinelli. Il carteggio constava di 62 lettere, di cui 31 a firma Churchill e 31 a firma Mussolini. Dopo la visione degli stessi, fu commissionata la fotoriproduzione di tutti i documenti alla Fototecnica Ballarate di Como, che ne effettuò due copie: l’originale rimase in possesso di Dante Gorreri.
Altre copie dell’originale pare siano state fatte da Mussolini nei mesi precedenti la disfatta e consegnate a diverse persone. Non seguiamo le vicende di queste copie: è una cosa oziosa, visto che neppure una è mai stata rinvenuta.
Il 2 settembre 1945, Churchill si recò sul lago di Como, a trascorrere una breve vacanza a Moltrasio, sotto il falso nome di colonnello Waltham. L’ex premier britannico si recò nella sede del comando della 52ª Brigata Garibaldi e poi incontrò il direttore della filiale CARIPLO di Domaso, che aveva custodito le borse contenenti il carteggio; infine, fece contattare Dante Gorreri dal capitano dei servizi segreti britannici Malcolm Smith. Il 15 settembre, Gorreri consegnò gli originali delle 62 lettere del carteggio Churchill-Mussolini al capitano Smith, in cambio della somma di due milioni e mezzo di lire in contanti. Una delle due copie del carteggio era già stata recuperata da Smith il 22 maggio.
L’altra copia, riposta nella cassaforte della federazione comunista di Como, fu trafugata nel 1946 da Luigi Carissimi Priori e consegnata ad Alcide De Gasperi, che avrebbe – anche se non appare plausibile – trasferito l’intero carteggio in una cassetta di sicurezza in Svizzera.
Luigi Carissimi Priori asserì di aver sommariamente letto le lettere: le datò al periodo antecedente all’entrata in guerra dell’Italia (maggio 1940). L’oggetto del carteggio riguardava, in sostanza, delle trattative con l’Inghilterra per impedire che l’Italia partecipasse attivamente al secondo conflitto mondiale, non entrando in guerra a fianco della Germania. In compenso, all’Italia sarebbero state offerte delle gratificazioni territoriali. In questa forma, visto il periodo di cui si tratta (1939/40), l’intavolarsi di una tale trattativa segreta appare non impossibile.
Ma – questo è il punto sostenuto da Mussolini e dalla pubblicistica neofascista o revisionista – gli inglesi avrebbero anzi chiesto a Mussolini proprio di entrare in guerra a fianco della Germania, in modo che il duce potesse influire su Hitler per moderarne le richieste, come già fatto a Monaco nel 1938, in caso di trattative di pace con l’Inghilterra sconfitta. I compensi territoriali sarebbero stati promessi quindi in cambio della mediazione. Questa interpretazione – invece – non è suffragata da alcuna prova o dato fattuale, ed appare chiaramente ex-post, autoconsolatoria e giustificatoria, per la “pugnalata alla schiena” inferta dall’Italia alla Francia nel maggio 1940 con la dichiarazione di guerra e per la responsabilità davanti alla Storia dell’ex-duce di essere entrato in guerra e aver causato la rovina dell’Italia.
Negli ultimi mesi di vita, pare, il dittatore fascista cercò poi di intavolare una trattativa segreta con gli inglesi: vi potevano quindi essere ulteriori carteggi risalenti al 1945, anche se si trattò, nella sostanza, di tentativi di ricatto di Mussolini a Churchill, fatti probabilmente menzionando il carteggio di 5 anni prima, tentativi cui il primo ministro inglese rispose evidentemente picche. Altro da offrire, nel 1945, Mussolini non aveva agli alleati: le pretestuose profferte di utilizzo dell’inesistente esercito della RSI in una supposta guerra contro l’URSS fanno il paio con le altrettanto deliranti profferte simili, fatte dai nazisti assediati a Berlino nell’aprile 1945, e ricevettero – se mai furono fatte – la stessa accoglienza di chiusura totale. Mussolini, fra il settembre 1944 e l’aprile 1945, accennò per iscritto, a voce, per telefono, con diverse persone, dell’esistenza dei carteggi, sostenendo la sua tesi della “richiesta di mediazione” da parte di Churchill, e dell’essere stato quindi “costretto” ad entrare in guerra, come accennato sopra: queste fonti sono in alcuni casi dimostrabili, come per tre lettere a Rodolfo Graziani, ministro della guerra della RSI, o anche le intercettazioni di varie telefonate di Mussolini, fatte dai servizi segreti alleati. Ma nulla più provano – sul contenuto reale del carteggio – che non la parola di Mussolini stesso e la sua versione.
L’interesse inglese a far sparire il carteggio – dato esso per esistente – non ha nulla di misterioso e si spiega facilmente, contenendo esso diverse lettere probabilmente imbarazzanti di Churchill a Mussolini, per convincerlo appunto a NON entrare in guerra durante i primi mesi del 1940.
Se per assurdo i compensi territoriali promessi fossero stati poi, come asserito da fonti revisioniste, l’intera Dalmazia, il possesso definitivo delle isole greche del Dodecaneso, di tutte le colonie italiane, della Tunisia, e addirittura della Corsica e di Nizza, essi – se pur concepibili, anche se non in tal misura, visto il frangente nel quale vennero scritte e la usuale spregiudicatezza delle trattative diplomatiche – potevano essere fonte di serio imbarazzo degli inglesi con la Francia, con la Grecia e con la Jugoslavia.
Anche se questi compensi – che appaiono improbabili ed esagerati – non fossero mai stati offerti, o fossero stati assai più modesti (possesso delle colonie, Dodecaneso, compensi in Dalmazia), lo scambio stesso di missive con l’ex duce non poteva non imbarazzare Churchill, dato che era probabile – come d’uso in diplomazia – che le lettere contenessero anche – ad inizio e fine lettera – espressioni formali di cortesia o di apprezzamento, che – avulse dal contesto come è solita fare la pubblicistica revisionista – potevano essere spiacevoli ed imbarazzanti da leggere, nel dopoguerra.
In conclusione, il carteggio probabilmente esisteva, ed era assai imbarazzante “di per sè” per il Primo Ministro inglese nel 1945. Appare però assai improbabile che Churchill promettesse seriamente all’Italia compensi territoriali molto vasti. Appare assurdo poi che pregasse l’Italia di entrare in guerra per fare la mediatrice, sicuro della propria sconfitta: Churchill ebbe notoriamente sempre atteggiamento opposto.
L’insipienza militare italiana provocò certamente alla Germania dei seri danni durante la guerra: in particolare, è un fatto che l’anteposizione dell’intervento nei Balcani, nella primavera del 1941, all’invasione dell’Unione Sovietica – intervento reso necessario anche dalla situazione degli italiani messi alle corde dall’esercito greco – fece perdere alla Germania un paio di mesi di tempo prezioso per arrivare a Mosca prima dell’inverno. Ma tutto ciò non fu assolutamente “voluto” dall’Italia, né tantomeno concordato con gli Alleati.
Tornando al carteggio, è assai probabile che invece le affermazioni “misteriose” di Mussolini a riguardo, ampiamente riportate da molta pubblicistica neofascista o comunque revisionista, non fossero altro che – avendo egli in mano un reperto segreto e comunque scottante – una sorta di autoinganno per sé ed i suoi, o un estremo tentativo ambiguo di giustificare le proprie responsabilità davanti alla Storia, cercando di schizzare un poco del fango nel quale la memoria del personaggio Mussolini stava affondando, ed è immersa, su Churchill e gli alleati.
Bibliografia – Testi sugli ultimi giorni di Mussolini
La pubblicistica e gli studi sulla Resistenza sono numerosissimi. Citiamo alcuni testi che sono stati consultati e risultano utili, esclusivamente restringendoci a quelli utili o specifici per la storia di questi pochi giorni.
Testi generali che contengono riferimenti e dati sugli ultimi giorni di Mussolini
1 Giorgio Bocca, Storia dell’Italia partigiana (Laterza 1966)
2 Battaglia R., Storia della Resistenza italiana, Einaudi, Torino 1964
3 Paolo Emilio Taviani, Breve storia della Resistenza italiana, Museo storico della Liberazione, Edizioni Civitas, Roma 1995
4 Piero Calamandrei, Uomini e città della resistenza, Roma-Bari, (Laterza 1955, 1977, 2006)
5 Giorgio Bocca, La Repubblica di Mussolini (Mondadori, 1995)
6 Pietro Secchia, Il Partito comunista italiano e la guerra di Liberazione 1943-1945. Ricordi, documenti inediti e testimonianze, in “Annali”, Istituto Giangiacomo Feltrinelli, anno tredicesimo, 1971
7 L. Cavalli, C. Strada, Nel nome di Matteotti. Materiali per una storia delle Brigate Matteotti in Lombardia, 1943-1945, FrancoAngeli, Milano, 1982
8 Luigi Borgomaneri, Due inverni, un’estate e la rossa primavera: le Brigate Garibaldi a Milano e provincia (1943-1945), FrancoAngeli, 1985
9 Gabriella Nisticò, Giampiero Carocci, Le Brigate Garibaldi nella Resistenza: documenti, Milano, Feltrinelli, 1979
10 Luigi Longo, Pietro Secchia, Storia del Partito comunista italiano, Torino, Einaudi, 1975
11 Pierangelo Lombardi, L’illusione al potere. Democrazia, autogoverno regionale e decentramento amministrativo nell’esperienza dei Cln (1944-1945), Milano, FrancoAngeli, 2003.
12 Democrazia al lavoro. I verbali del CLN lombardo (1945-1946), 2 volumi, Firenze, Le Monnier, 1981.
13 Storie della Resistenza, a cura di Domenico Gallo e Italo Poma (Sellerio 2013)
14 Paolo Aatri, Il prezzo della libertà. Episodi di lotta antifascista (Tipografia Nava 1958)
15 Mario Bonfantini, Un salto nel buio (Feltrinelli 1959; Einaudi 1971)
16 Giovanni Pesce, Senza tregua (Feltrinelli 1967)
17 Nuto Revelli, Mai tardi (1946)
18 Nuto Revelli, La guerra dei poveri (Einaudi 1962)
19 Nuto Revelli, Le due guerre (Einaudi 2003)
20 Alfredo Pizzoni, Alla guida del CLNAI, Bologna, Il Mulino, 1995.
21 Adolfo Mignemi (a cura di), Storia fotografica della Resistenza, Torino, Bollati Boringhieri, 2002
22 Rendina M., Dizionario della Resistenza italiana, Editori Riuniti, Funo 1995
23 Legnani M. – Vendramini F., Guerra, guerra di liberazione, guerra civile, FrancoAngeli, Milano 1990
24 Giorgio Luti – Romagnoli S., L’Italia partigiana, Longanesi, Milano 1975
25 Quazza G., La Resistenza italiana. Appunti e documenti, Giappichelli Editore, Torino 1966
26 Salvadori M., Storia della Resistenza italiana, Neri Pozza, Venezia 195
Fonti specifiche sugli ultimi giorni di Mussolini
1 Giovanni Pesce, Quando cessarono gli spari. 23 aprile-6 maggio 1945: la liberazione di Milano, Milano, Feltrinelli, 1977 (ultima ed. 2009)
2 Pier Luigi Bellini delle Stelle, Urbano Lazzaro, Dongo ultima azione, Milano, Mondadori, 1962
3 Walter Audisio, In nome del popolo italiano, Milano, Teti, 1975
4 Urbano Lazzaro, Il compagno Bill: diario dell’uomo che catturò Mussolini, Torino, SEI, 1989
5 Claudio Pavone (a cura di), Le brigate Garibaldi nella Resistenza: documenti. dicembre 1944 – maggio 1945, Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, Istituto Gramsci, vol. 3, Feltrinelli, 1979
6 Giusto Perretta, La 52a Brigata Garibaldi Luigi Clerici attraverso i documenti, Como, Istituto comasco per la storia della liberazione, 1991
7 Giorgio Pisanò, Gli ultimi cinque secondi di Mussolini, Milano, Il saggiatore, 1996
8 Oliva G., I vinti e i liberati 8 settembre 1943-25 aprile 1945, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1994
9 Oliva G., La resa dei conti. Aprile-maggio 1945: Foibe, Piazzale Loreto e giustizia partigiana, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1999
10 Pierluigi Baima Bollone, Le ultime ore di Mussolini, Milano, Mondadori, 2005
11 Vittorio Roncacci, La calma apparente del lago. Como e il Comasco tra guerra e guerra civile 1940-1945, Varese, Macchione, 2003
12 Urbano Lazzaro, Dongo: mezzo secolo di menzogne, Milano, Mondadori, 1993,
13 Urbano Lazzaro, L’oro di Dongo: il mistero del tesoro del Duce, Torino, Mondadori, 1995
14 Antonio Spinosa, Mussolini, il fascino di un dittatore, Mondadori, 1989,
15 Franco Giannantoni, L’ombra degli americani sulla Resistenza al confine tra Italia e Svizzera, Edizioni Arterigere, 2007
16 Giorgio Cavalleri, Ombre sul Lago, Varese, Arterigere, 1995, 2007.
17 Giusto Perretta, Dongo 28 aprile 1945. La verità, Como, ACTAC, 1997
18 Giorgio Cavalleri, Franco Giannantoni, Mario J. Cereghino, La fine. Gli ultimi giorni di Benito Mussolini nei documenti dei servizi segreti americani (1945-1946), Milano, Garzanti, 2009
19 Giorgio Cavalleri, Anna Giamminola, Un giorno nella storia. 28 aprile 1945, Como, NodoLibri, 1990
20 Franco Giannantoni, “Gianna” e “Neri”: vita e morte di due partigiani comunisti : storia di un “tradimento” tra la fucilazione di Mussolini e l’oro di Dongo, Mursia, 1992
21 Luciano Garibaldi, La pista inglese. Chi uccise Mussolini e la Petacci?, Ares, 2002
22 Bruno Giovanni Lonati, Quel 28 aprile. Mussolini e Claretta: la verità, Milano, Mursia, 1994
23 Franco Bandini, Le ultime 95 ore di Mussolini, Milano, Sugar, 1959
24 Alessandro Zanella, L’ora di Dongo, Milano, Rusconi, 1993
25 Pierre Milza, Gli ultimi giorni di Mussolini, Milano, Longanesi, 2011
26 Sergio Luzzatto, Sparami al petto!, Trento, Edizioni del Faro, 2012
27 Sergio Luzzatto, Il corpo del duce. Un cadavere tra immaginazione, storia e memoria, Torino, Einaudi, 1998.
28 Scoppola P., 25 aprile. Liberazione, Einaudi, Torino 1995
29 Pierfranco Mastalli, L’arresto di Mussolini a Dongo e la resa della Colonna Tedesca a Morbegno e a Colico (27 e 28 aprile 1945)”, Rivista di Storia e Cultura del Territorio “Archivi di Lecco e della Provincia” n 2 (monografico), aprile/giugno 2011 (Ed.Cattaneo)
30 Gianni Oliva, Il tesoro dei vinti, Mondadori, 2015.
NB – Quando una fonte viene qui citata ed elencata, non significa necessariamente che l’autore ne condivida i contenuti, ma solo che è stata consultata e contiene informazioni utili.
Fonte