Da qualche tempo le bancarelle dei libri usati stanno facendo un sacco di affari con me.
Vado lì e scarico un sacco di libri. Sono tutti polizieschi o, meglio, poliziotteschi.
Ma come, dirà qualcuno, non eri tu il fissato con i gialli, le crime novel, i noir?
Certo…e allora? A me gli sbirri hanno rotto le palle.
In tutte le forme e in tutti i sensi.
Chiaro? Punto e stop.
E allora basta con gli sceriffi buoni di Elmore Leonard, i cavalieri blu, i chierichetti o i ragazzi del coro di Wambaugh.
Senza mancare di citare gli italiani.
Sì, quelli scritti da poliziotti veri che poi, magari, qui e là citano
anche Woody Guthrie, tanto per fare i piacioni democratici.
Per non parlare dei legal thriller (mai apertone uno comunque) o di
quegli orrori letterari rinchiusi nei romanzi dove primeggiano le
anatomo-patologhe.
Sempre problematiche loro: sesso, coppia, carriera… mica si fan mancare nulla per fingere di avere anche una psiche.
Già perché la moda, da parecchi anni oramai, è questa: riempire di
strazi famigliari, sessuali, carrierali (sì, sì non si dice , ma ci
sta..) i protagonisti di storie dove la giustizia (borghese) deve sempre
trionfare sul male.
Anche quando se ne tracciano i contorni sociali, questo male è sempre e solo proprio un cancro.
Che va sradicato, igienizzato, ripulito…insomma coraggio fatti ammazzare!!
Da uomini e donne che sono come noi, che hanno i nostri stessi problemi: corna, figli, delusioni.
Eh già, comodi così: fate sempre come cazzo vi pare e poi vi lamentate anche.
Il pubblico deve commuoversi, appassionarsi…maledetta Hill Street giorno e notte che
ne lanciò la moda televisiva. E anche Robert McKee che ne fu lo
sceneggiatore e con cui nel ’91 ho pure fatto un corso di sceneggiatura.
E poi l’87° distretto di McBain, con tutti quei poliziotti buoni,
magari con la moglie cieca o muta o altro ancora. Dagli accattivanti
nomi italo-americani e sempre disponibili a proteggere i deboli e ad
ammazzare, quasi sempre per forza, i cattivi. Balle…come sempre.
Senza contare che, in Italia, ci fanno anche il film problematico, come ACAB, con il poliziotto che vede il marcio tra i colleghi…ma alla fine, si sa, siamo tutti creature di Dio e, quindi, fratelli.
Ma va, vatti a nascondere! Sparisci… eccheccazzo!!
Così alla fine mi sono tenuto solo quelli di Hugues Pagan, Didier
Daeninckx e Frédéric Fajardie, tutti ex-sessantottini non pentiti, i cui
poliziotti spesso si suicidano a degna conclusione di una vita di
merda. Ma il soggetto, il poliziotto in tutte le sue declinazioni
letterarie, televisive e cinematografiche è così irritante che anche un
genio assoluto come Jean-Patrick Manchette finì col perdere un po’ di
smalto proprio nei pochi testi in cui provò a mettere in pista un
poliziotto
Di
quelli televisivi attuali si è fatto l’elenco qualche giorno fa proprio
qui, sulle pagine di Carmilla, e non vale più la pena di parlarne.
Anche se mi piace ricordare che l’immagine rassicurante del commissario
Maigret e della sua consorte, interpretati in Italia da Gino Cervi e
Lina Volonghi, fu rapidamente cancellata dalla mente della mia
generazione dalle cariche dei celerini e dai nervosi agenti della Digos
che, nelle automobili senza segni di riconoscimento, seguivano i cortei
della fine degli anni settanta stringendo nervosamente in pugno i fucili
a pompa.
Shotgun se vi piace di più l’inglese (Torino, Piazza della Repubblica, 1977 o 1978).
Di solito quello fu sempre il massimo del dialogo che riuscirono a
dimostrare con i movimenti antagonisti. Come in via Fracchia a Genova
oppure con Pinelli a Milano.
Eppure il fatto che Gino Cervi abbia prestato il volto a Maigret e a
Peppone, l’irriducibile stalinista del PCI, non mi dispiace, anzi sembra
suggerire qualcosa ancora valido oggi.
Soprattutto se penso a Pinocchio D’Alema mentre discetta di ordine
pubblico, rivendicando il suo ruolo di presidente del Copasir (Comitato
parlamentare per la sicurezza della repubblica), con Monti.
Come direbbe il poeta zen in un suo haiku: Eppure, eppure…
Eppure oggi il dilagare di telefilm e letteratura poliziottesca sembra
aver assorbito al proprio interno qualsiasi altro tipo di realtà, con
tanto di dibattito critico-letterario sul fatto che la letteratura noir
abbia sostituito il romanzo realistico nella descrizione della realtà
contemporanea.
Ok, se per noir intendiamo gli autori sopraccitati con l’accompagnamento
di un André Héléna o di altri come MassimoCarlotto o Serge Quadruppani o
ancora, se vogliamo andare più indietro nel tempo, di un Jim Thompson o
di un Cornell Woolrich.
Tutti
autori che non hanno mai, o quasi, avuto dei poliziotti o degli
ispettori come protagonisti, ma che, anzi, spesso li hanno visti solo
come antagonisti, nemici, cattivi.
Poliziotti che si arricchiscono con traffici loschi oppure che
perseguitano la plebe delle metropoli, spesso, solo per esercitare il
piacere sadico del dominio. E da questo punto di vista sia sempre
benedetto il film Vivere e morire a Los Angeles di William Friedkin.
Eppure, eppure oggi si celebra con magniloquenza Mani Pulite e
l’infinita retorica sull’autonomia della magistratura che servì nella
sostanza soltanto ad iniziare un gigantesco e mai concluso taglio di
ogni tipo di Welfare. Potremmo anzi dire che Mani Pulite servì proprio a
dar vita al tatcherismo o al reganismo all’italiana.
E a null’altro, considerato il successivo sviluppo di ogni forma di
corruzione politica, sociale e mafiosa. Come l’attuale sentenza del
processo Mills ancora conferma.
Una specie di non dichiarato codice Hayes, quello che nell’America
della crisi del ’29 impose che i film di gangster non dovessero più
esaltare la figura del bandito, ma sempre punirla con il trionfo della
Legge, ha fatto sì che si giungesse ad una sorta di nuovo patto
lateranense in cui la figura dell’ agente in servizio potesse
addirittura essere beatificata.
Così come si propose qualche anno addietro per la figura del commissario Calabresi.
Oppure all’esaltazione di un immaginario tecnologico e scientifico in
cui i sistemi di indagine più costosi ed avanzati permettono di
risolvere con certezza anche i casi più difficili.
Ora questo nella patria della bufala sui “neutrini più veloci della luce” e della Gelmini appare tutto piuttosto incredibile…alla faccia dei vari CSI o delle varie Kay Scarpetta.
Eppure, eppure giovani e meno giovani corrono felici a sostenere le
liste di un ex-poliziotto semi-analfabeta e del suo stretto giro di
ex-magistrati, fingendo di trovare in quel populismo maldestro, degno
corrispettivo della Lega Nord, qualcosa di sinistra.
Ma va là, iateve a cuccà, non siete buoni a caricare la sveglia…come disse un comunista napoletano ai membri del VI Esecutivo allargato dell’Internazionale ex-comunista.
L’ordine deve regnare a Berlino ed in ogni nazione. L’ordine borghese
del capitale, della finanza e della proprietà dei mezzi di produzione e
la diffusione della visione letterario-poliziottesca della realtà è uno
strumento fondamentale per il mantenimento dello stesso.
La lotta di classe scompare, scompaiono le classi, rimane solo un po’ di
umanitarismo d’accatto come sfondo, quando va bene, di un’eterna lotta
tra il Bene e il Male, tra la Giustizia e il Caos.
L’ordine
deve regnare a Torino ed in ogni stazione e la continua diffusione di
ipotesi di complotto locale, nazionale o internazionale che sia, deve
servire a cementare la coesione sociale oppure, come il solito Grande
Vecchio è solito dire, l’unità nazionale.
Così realtà e finzione letteraria si confondono, costruiscono un mondo
virtuale in cui è solo la visione politica del Capitale a trionfare.
Così i poliziotti sono democratici in Svezia come in America, a Roma
come ad Atene e il nemico è sempre il demone esterno oppure la mela
marcia che inquina un sistema in sé potenzialmente perfetto.
Tu sei il male e io sono la cura, come nei peggiori film di Callaghan.
Ma quando mai?!
L’ordine deve regnare in Val di Susa e non importa se il capo della
polizia che si associa a D’Alema nel denunciare i pericoli provenienti
dalle frange anarco-insurrezionaliste e dai rimasugli dell’antagonismo
degli anni settanta è il manager di stato meglio pagato.
Loro sono i buoni ed hanno il diritto di avere anche cinque anni di sconto per andare in pensione.
I cani da guardia vogliono sempre un bell’osso dal padrone.
L’ordine deve regnare nel mondo e non importa se dei pescatori
indiani vengono ammazzati dai marò italiani, padroni delle acque
internazionali.
L’ordine deve regnare e non importa se un piccolo agricoltore e un compagno cade da un traliccio perché è soltanto un cretinetti.
Ma nel riscrivere il plot della storia il movimento reale non dimenticherà nulla.
Fonte.
Nessun commento:
Posta un commento